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Carburanti, prezzi ancora in salita: benzina verso 1,65 euro al litro

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Prezzi della benzina ancora in salita. Secondo le nuove rilevazioni del Ministero dello Sviluppo economico la media nazionale per la benzina è di 1,649 euro al litro mentre il gasolio sfonda il tetto di 1,5 euro al litro, con un prezzo medio pari a 1,507 euro/litro. Situazione che mette in allarme principalmente consumatori e automobilisti. “Una corsa senza sosta che determina una stangata in continuo aumento, e che raggiunge 295 euro annui a famiglia, solo per i maggiori costi di rifornimento”, commenta il Codacons. “Oggi la benzina costa il 17,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il gasolio è aumento del +16,8% – afferma il presidente dell’associazione Carlo Rienzi – Da inizio anno la verde ha subito un rincaro alla pompa del 14,4%, +14,2% il diesel. Tradotto in soldoni, un pieno di benzina costa oggi 12,3 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2020, +10,8 euro un pieno di gasolio”.

Ma la corsa dei carburanti, come fa notare Coldiretti, ha effetti a cascata sull’intera economia. “In un Paese come l’Italia dove l’85% dei trasporti commerciali avviene per strada il record dei prezzi dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli energetici”, sottolinea l’organizzazione agricola secondo cui “l’aumento è destinato a contagiare l’intera economia perché se salgono i prezzi del carburante si riduce il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi. Gli effetti si fanno sentire dalla spesa quotidiana alle vacanze con l’aumento dei costi per i trasferimenti per l’esodo estivo.”

Alla base dei nuovi rincari anche l’impasse all’OPEC+ con Emirati Arabi e Arabia Saudita che non hanno trovato un accordo su possibili aumenti di produzione e con l’Agenzia internazionale per l’energia (EIA) che prevede che il deficit dell’offerta sia destinato ad aumentare da qui a fine anno causando un ulteriore aumento dei prezzi del petrolio. E prezzi ancora più alti potrebbero causare un aumento dell’inflazione tale da mettere in pericolo la crescita globale.

Lo stallo OPEC arriva nel momento forse meno opportuno per l’economia, quando dopo la rimozione delle restrizioni le scorte di petrolio sono inferiori alla media storica e la domanda globale è vista salire a 5,4 milioni di barili al giorno. L’OPEC+ era sul punto di approvare un aumento della produzione di 400mila barili al giorno fino a fine 2022, i negoziati sono però saltati nella giornata del 5 luglio e sono quindi stati rinviati a settembre quando il cartello dovrà riunirsi di nuovo. Tuttavia, anche se la proposta dei 400mila barili al giorno dovesse passare, ciò potrebbe non essere abbastanza. Infatti, a giugno il cartello ha prodotto in media 40,9 milioni di barili al giorno, molti meno dei 43,45 milioni di cui l’EIA stima vi sia necessità già nella seconda metà di quest’anno.

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