Una “macchina ingolfata” a causa “degli investimenti oltre le previsioni di budget” e altre operazioni. Ovvero plusvalenze fittizie, la cui “gestione malsana” ha attirato l’attenzione della procura di Torino, dopo esser già finita sotto la lente d’ingrandimento della Covisoc e della Procura della Federcalcio. E’ questo il quadro che emerge della Juventus all’indomani delle perquisizioni della Guardia di Finanza effettuate a borsa chiusa presso le sedi di Torino e Milano del club. I magistrati hanno aperto un fascicolo con l’ipotesi di falso in bilancio a carico del club bianconero per movimenti sospetti (vengono contestati formalmente 282 milioni sui 322 messi nella contabilità) compiuti nel triennio 2019-2021. Gli indagati sono il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici e altri tre dirigenti (o ex) Stefano Bertola, Stefano Cerrato e Marco Re.
L’attuale dirigente del Tottenham sarebbe stato artefice della pianificazione preventiva delle plusvalenze, di cui i vertici della società, in primis Andrea Agnelli, erano ben consapevoli. “Hanno chiesto di fa’ le plusvalenze”, “che almeno Fabio (Paratici, ndr), dovevi fa’ le plusvalenze e facevi le plusvalenze”, è una delle intercettazioni che emerge nell’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Ciro Santoriello, Mario Bendoni e dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio. Al vaglio degli inquirenti ci sono ‘operazioni a specchio’ – come l’acquisto del giovane Marley Aké dall’Olympique Marsiglia per otto milioni e la contestuale cessione, per la stessa cifra, di Franco Tongya, 19enne cresciuto nel settore giovanile bianconero “mediante uno scambio contestuale di calciatori ove, a fronte di una o più cessioni, sono state disposte una o più acquisizioni, ottenendo così operazioni ‘a somma zero’ tra le parti, con conseguente assenza di movimento finanziario e presenza di un duplice effetto positivo sui bilanci della cedente e della cessionaria”. Altre anomalie riguardano operazioni di cessione riguardanti giovani calciatori (appartenenti alla Juventus Under 23) con corrispettivi rilevanti e fuori range rispetto a calciatori di medesimo livello e categoria e cessioni/acquisizioni effettuate in prossimità della scadenza contrattuale”. E’ il caso di Nicolò Rovella, prelevato dal Genoa per 18 milioni, a cui in cambio sono andati Manolo Portanova per 10 milioni ed Elia Petrelli per 8 milioni. Una rete di operazioni che per la procura sono “sganciate da valori reali di mercato, preordinate e attestanti ricavi meramente ‘contabili’ in ultima istanza fittizi”.
Nell’ambito di questa inchiesta la procura ha dato mandato alla Guardia di Finanza di cercare e acquisire una presunta scrittura privata (una “carta famosa che non deve esistere teoricamente”, emerge da un’altra intercettazione) relativa al rapporto contrattuale e alle retribuzioni di Cristiano Ronaldo, che comunque non risulta tra gli indagati. La GdF sta cercando anche una scrittura attenente la sussistenza di un “obbligo non federale” a carico dell’Atalanta nell’ambito della doppia operazione di trasferimento dei giocatori Merih Demiral e Christian Romero. La Juventus in ambito penale rischia una forte ammenda pecuniaria. In ambito sportivo invece c’è il precedente del Chievo, condannato nel 2018 dalla Corte federale della Figc a tre punti di penalizzazione per “reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezza contabile”. Una sanzione comunque più morbida rispetto alla richiesta iniziale della procura Figc di 15 punti di penalizzazione.