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Chivasso, cade da barella in pronto soccorso e muore

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati
Muore dopo una caduta dalla barella in pronto soccorso. E’ accaduto a Chivasso (Torino), dove la donna era in pronto soccorso da alcuni giorni. Secondo quanto riferisce l’Asl To4 a LaPresse, la donna era in una stanza di degenza del pronto soccorso ed era stata stabilizzata dal punto di vista clinico. La notizia è stata anticipata dall’edizione locale de La Stampa. In merito alla vicenda, il Dottor Paolo Franzese, Direttore della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza Chivasso, ha dichiarato: “E’ occorsa la caduta della signora durante la degenza in pronto soccorso in modo imprevisto e imprevedibile. Come disposto dalla normativa, abbiamo immediatamente effettuato la segnalazione alla Procura per le indagini del caso”. 

Il Nursind sul caso di Chivasso

Il Nursind denuncia che anche gli infermieri sono vittime della situazione, definita come “un campo di battaglia”. “Quello che sappiamo e che la notte tra il 2 e il 3 gennaio nel pronto soccorso di Chivasso è stato uno dei tanti turni critici, come tanti altri nei ps torinesi che da mesi segnaliamo. Quasi 100 pazienti, tutti da sorvegliare, 37 nella sala emergenza dove già 15 risultano essere tanti. Corridoi pieni di barelle che sono terminate come anche i punti ossigeno, tanto da utilizzare le bombole da monitorare costantemente – dice Francesco Coppolella, del Nursind Piemonte – Tutti pazienti da assistere e sorvegliare, tutto da monitorare da un numero di personale inadeguato per il numero e il tipo di pazienti presenti, spazi esauriti. Ovviamente il tutto segnalato come sempre. Come si può pretendere che si possa assistere , monitorare, vigilare in un campo di battaglia“.

“E di fine agosto un nostro esposto alla procura della repubblica che evidenziava e documentava i rischi che i pazienti correvano nei nostri pronto soccorso e di come la situazione potesse peggiorare. Nessuno purtroppo ha sentito la necessità di intervenire a tutela dei cittadini ma anche degli operatori che sono diventate le vittime di questo sistema, chiamati poi a risponderne oltre che a prendersi insulti, subire aggressioni e leggere commenti sui social che fanno male. Come dar torto ai tanti che si stanno licenziando. Vittime e non colpevoli, lo abbiamo detto più volte – dice ancora il sindacato – Tutto questo, nonostante i numerosi appelli alla politica, alle direzioni delle aziende sanitarie regionali e la continua denuncia che ha ampiamente documentato in quale condizioni siamo chiamati ad operare. Non è la prima volta che infermieri ed operatori sanitari si troveranno a dover rispondere mentre a rispondere dovrebbe essere qualcun’altro. E’ necessario interrogare i direttori generali se i pronto soccorso sono luoghi sicuri, dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind. Se la risposta è no allora qualcuno dovrebbe chiederne conto. La questione economica poco c’entra, non c’è incentivo che tenga che possa ripagare la serenità e la tranquillità di un professionista che vuole lavorare dignitosamente, serenamente e soprattutto in sicurezza perché c’è di mezzo la vita delle persone. Chiediamo nuovamente che si intervenga seriamente, concretamente con urgenza e immediatezza. Riteniamo essere giunto il momento di proclamare un vero stato di emergenza. In mancanza di ciò non esiteremo a mobilitarci”.

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