Con le risorse recuperate dal taglio dei sussidi ai fossili si potrebbe pensare a mettere in campo misure per gli sgravi fiscali sul lavoro. E’ una proposta, che ha il sapore della promessa, quella del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani snocciolata a poche ore dalla chiusura della Cop26 a Glasgow, dove l’Italia annuncia di entrare a far parte dell‘Alleanza Boga che – costruita da Costa Rica e Danimarca – essenzialmente punta a fermare petrolio e carbone. Ma sul piatto del vertice mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il ministro rilancia anche una serie di questioni all’ordine del giorno: l’attenzione sul Fondo da 100 miliardi all’anno – su cui ricorda “il ritardo” rispetto all’impegno preso – per aiutare i Paesi in via di sviluppo, l’importanza del gas come vettore energetico della transizione, e la strada del multilateralismo indicata da Mario Draghi.
L’idea sui Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) è semplice, e si traduce per esempio nella loro trasformazione in sgravi sul costo del lavoro. Quello che serve in Italia – ragiona Cingolani – è andare veloci anche per via dell’appuntamento europeo che ci attende nel 2022: ovvero le osservazioni al nuovo pacchetto Ue Clima e energia, il ‘Fit for 55’. “Dobbiamo accelerare il taglio ai sussidi”; e allora potremmo “tramutare i Sad in qualcosa di diverso, per esempio in un costo del lavoro diminuito, cosa che migliora anche la qualità vita, oltre all’ambiente”.
L’annuncio dell’adesione dell’Italia a Boga – Beyond oil and gas initiative – lo fa Cingolani che ha comunicato l’ingresso nell’alleanza al ministro danese. Sono previsti diversi livelli con un differente grado di partecipazione e di impegno; l’Italia aderisce come “‘friends of the alliance’”. Si tratta di “un programma in cui l’Italia è già avanti. Sul phase out del carbone siamo leader a livello internazionale, e sul gas abbiamo le idee chiare” con un programma di elettrificazione legato alle energie pulite: giungere al 70% di energia elettrica da rinnovabili al 2030. Il gas viene però ritenuto “il vettore della transizione”; qualcosa di più di una postilla spiega Cingolani: “Piano piano andrà via anche quello, e se siamo bravi servirà soltanto per offrire continuità alle rinnovabili, che continue non sono, e andrà via prima, altrimenti ci vorrà di più”.
Il capitolo dedicato all’apporto che può fornire il ‘mondo economico e finanziario’ ha inciso sopra il nome di Draghi. La strada indicata dal premier su cooperazione, partnership pubblico-privato, e multilateralismo – riferisce Cingolani – è infatti quella da seguire, anche secondo “molti colleghi ministri e il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Con il modello nato al G20 e indicato dall’Italia – piattaforme finanziarie, infrastrutture sostenibili, abbattimento delle disuguaglianze – si è anche costruita la sintassi dei temi della Cop26; ora dovremmo fare un lavoro ad hoc da portare avanti anche nel prossimo G20″.
“E’ la più grande sfida di tutti i tempi che l’essere umano si trova ad affrontare – conclude Cingolani parlando della lotta ai cambiamenti climatici – non abbiamo un libro con dentro le soluzioni. Stiamo cercando di capire il problema mentre proviamo a risolverlo. Quello che dobbiamo fare è trovare un compromesso tra istanze diverse, per raggiungere un equilibrio verso l’obiettivo degli 1,5 gradi, che è un passo in avanti rispetto ai 2 gradi indicati dall’accordo di Parigi”.