“Ora il Paese va governato, ora servono scelte, ora queste scelte devono essere chiare”. Quello che il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha rivolto al governo dal palco del 48mo Convegno dei Giovani imprenditori è un netto no alla campagna elettorale permanente, un esplicito invito a mettersi al lavoro nel segno della concretezza. “L’appello che facciamo alla politica è che si cominci a lavorare nell’interesse del Paese“, spiegava solo pochi minuti prima ai cronisti il numero uno degli industriali, ricordando che “ora questi gruppi politici, M5s e Lega, sono al governo del Paese, sono l’establishment“.
Rispetto alle stoccate lanciate dal presidente dei giovani confindustriali, Alessio Rossi, va comunque detto che Boccia ha scelto di mettere in evidenza soprattutto quelle che sono state le aperture degli ultimi giorni da parte di esponenti dell’esecutivo su temi cari all’associazione. Non sono quindi mancati riferimenti all’atteggiamento di Di Maio, che va nella direzione di “un confronto serrato e non dogmatico”, oltre che alle parole “di grande moderazione” pronunciate dallo stesso ministro e dal premier Giuseppe Conte in Confcommercio e alla “grande garanzia per tutto il Paese” rappresentata dalle rassicurazioni in tema di adesione all’euro arrivate dal titolare degli Affari europei, Paolo Savona.
Lo stesso Rossi, nelle sue conclusioni, ha d’altra parte mostrato oggi un approccio conciliante. “Non li chiamerei paletti, la chiamerei asticella. E cerchiamo di alzare questa asticella”, ha spiegato, tornando sulle richieste avanzate il giorno prima e che ora Boccia ha esteso a tutta Confindustria, evocando un patto “inclusivo e intergenerazionale” tra politica e impresa.
Se la prima giornata di convegno aveva un cuore economico, la seconda si è concentrata su temi più amministrativi. Con un filo rosso che ha unito le considerazioni espresse sul palco e a margine dell’evento da molti degli ospiti: la difesa degli investimenti infrastrutturali. “Nessuno di noi crede nella decrescita felice”, ha chiarito il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, dichiarando di aspettare al varco Matteo Salvini, rispetto a questo tema. “Se si desidera bloccare questo Paese nella crescita, si blocchi tutto quello che è già stato deciso”, ha quindi affermato il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, definendosi “molto inquietato”. Nessuna preoccupazione invece per il governatore ligure Giovanni Toti, che ha però sottolineato come “fermare le grandi opere costerebbe al contribuente italiano più che finirle”.
Sull’argomento è tornata nel suo discorso anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, unica rappresentante delle istituzioni romane presente a Rapallo. “Occorre investire di più, certamente, per collegare i territori, l’Italia all’Europa, il centro alla periferia”, ha affermato la seconda carica dello Stato, ricordando però l’importanza di procedere in modo strategico e mantenendo sotto controllo gli impatti ambientali. Per Casellati, lungamente applaudita dai giovani industriali, “la vera questione nazionale” rimane ad ogni modo quella del lavoro. Una questione da affrontare a livello economico, con una “detassazione mirata”, da quello sindacale attraverso l’approccio già applicato dalle parti sociali col ‘Patto della Fabbrica’, e da quello delle formazione, col merito che deve tornare a essere “l’unico metro di valutazione delle competenze”.