Sono 37.255 i nuovi contagi da coronavirus registrati in Italia nella giornata di ieri, con 227.695 tamponi, in lieve flessione rispetto ai 40.902 di 24 ore fa. Le vittime sono 544 contro le 550 di ieri, numero che porta il totale a 44.683 vittime dall’inizio dell’emergenza. Sono 76 i ricoverati in terapia intensiva, dato lievemente in aumento rispetto ai 60 nuovi pazienti di venerdì. Il rapporto tra positivi e test effettuati, secondo i dati del ministero della Salute, è del 16,3% (ieri era stato 16,04%).
La maggior parte dei nuovi contagi giornalieri – ben 8.129 – arriva dalla Lombardia con la provincia di Milano che registra 2.895 nuovi positivi, di cui 1.082 a Milano città. Segue il Piemonte con 4.471 casi e il Veneto 3.578. Altre sette regioni oltre il mille casi: Campania 3.351, Lazio 2.997, Emilia-Romagna 2.637, Toscana 2.420, Puglia 1.741, Sicilia 1.729, Liguria 1.091.
Numeri elevati, certo, ma che lasciano intravedere qualche segnare positivo. “Questa settimana possiamo censire una riduzione del parametro Rt che non si traduce in un calo della curva. Da un lato c’è indicazione che misure funzionano, ma numero di casi è ancora significativo per cui non si deve allentare la tensione”, dice il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, facendo il punto sulla situazione epidemiologica in Italia.
Troppo presto, però, per stabilire se questa tendenza, certamente innescata dalle misure anti-Covid del governo che “stanno certamente funzionando”, è destinata a consolidarsi. A preoccupare è soprattutto la pressione sugli ospedali: il numero dei pazienti ricoverati in tutta Italia, anche in terapia intensiva, sta aumentando, ricorda presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, che precisa però che nonostante “la situazione resti critica”, stiamo assistendo ad “una iniziale ma una chiara decelerazione della curva dei contagi”.
Impensabile, in ogni caso, pensare a Natale in grande stile, con feste e cene come tutti gli altri anni. “Convivere con il nuovo coronavirus è una realtà rispetto alla quale non possiamo prescindere – sottolinea Locatelli – almeno fino a quando non sarà possibile vaccinare un alto numero di soggetti per creare un’immunità di comunità in grado di prevenire l’infezione. Non possiamo pensare che il periodo natalizio faccia eccezione”. “Ovviamente l’auspicio è arrivarci con l’Rt il più basso possibile – conclude Locatelli – con una curva dei contagi piegata verso il basso, ma non possiamo pensare di dare luogo a festeggiamenti del Natale come eravamo abituati a prima del periodo pandemico”. Dopo tanti sacrifici, il rischio è quello di fare nuovamente un balzo all’indietro.