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Coronavirus, Amsi: Da regioni chiesti 30% in più di medici stranieri

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“Per l’emergenza Coronavirus gli ospedali pubblici e privati in Italia a gennaio e febbraio ci hanno chiesto oltre 2mila professionisti di origine straniera, medici, infermieri e fisioterapisti. Il 30% in più di richieste rispetto a quelle degli ultimi 2 anni. In particolare delle zone più colpite, come Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Sicilia”. Sono i dati forniti a LaPresse da Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione dei Medici Stranieri in Italia), UMEM (Unione Medica Euro Mediterranea) e Membro GDL Salute Globale Fnomceo

Cosa fate quando vi arrivano queste richieste?
Le giriamo ai nostri professionisti, ma chiediamo garanzie. Alle strutture private almeno un anno di contratto rinnovabile e il pagamento in base al contratto nazionale. Basta medici pagati 7 euro l’ora solo perché stranieri. Anche agli ospedali pubblici lo chiediamo, ma serve che si sblocchino anche le procedure per la cittadinanza e per le specializzazioni. Nel pubblico, medici o infermieri stranieri, infatti possono essere assunti per un certo periodo, ma se non hanno la cittadinanza non possono partecipare ai concorsi.

Che contributo danno alla sanità italiana i medici di origine straniera, anche in questa epidemia?
Con un po’ di dispiacere vediamo che in alcune regioni sono richiamati in servizio medici in pensione per il coronavirus. Il massimo rispetto per questi colleghi, ma ci sono molti validi camici bianchi italiani che vanno a lavorare all’estero. E tanti di origine straniera che hanno bisogno di lavorare e che non sono riusciti a essere stabilizzati.

Quanti sono i medici di origine straniera?
In Europa sono 500mila medici. In Italia abbiamo 80mila professionisti della sanità di origine straniera, fra loro psicologi, fisioterapisti, infermieri e anche 20mila medici. E negli ultimi anni dalle Regioni italiane ce ne sono stati chiesti 8mila circa. Un esercito di professionisti che non può essere bloccato dai muri politici e burocratici che non permettono loro di partecipare a un concorso pubblico e quindi di non essere più precari e stabilizzarsi. La prima ondata di questi medici è stata dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, soprattutto da paesi arabi, come Giordania, Siria, Iran e poi Grecia, e Paesi africani. L’80% ha riconvertito laurea e specializzazione e ha la cittadinanza italiana. La seconda fase riguarda soprattutto quelli provenienti dall’Europa dell’est dopo la caduta del muro di Berlino e dal nord Africa fino alla primavera araba. Il 90% non ha cittadinanza né riconoscimento della specializzazione. Poi la terza fase: gli ultimi arrivi, in particolare egiziani e siriani. Soprattutto medici per le emergenze, rimasti senza cittadinanza e specializzazione riconosciuta.

Finora che risposta avete avuto?
Da anni sollecitiamo. Ma non abbiamo avuto risposte concrete, ne’ dai governi di destra, ne’ di sinistra.

Come valuta la gestione dell’emergenza Covid-19 in Italia?
L’Italia ha fatto un autogol nella comunicazione e informazione sull’ emergenza. Non ha saputo gestire correttamente questi aspetti. Sono state sparate cifre di casi di contagiati non confermati dall’Istituto superiore di sanità. C’è stato inoltre qualche problema di divergenza fra Regioni e Governo nazionale. Inoltre non è vero che gli stranieri e i migranti portano malattie. E comunque tra i contagiati in Italia finora non ce ne sono di migranti.

Sono stati fatti errori solo dall’Italia?
Ha sbagliato la Cina a non dare comunicazione subito. Ha sbagliato anche l’Oms. I primi giorni sono girati numeri di contagiati, di portatori sani asintomatici, falsi tamponi positivi, tutti messi nella stessa categoria. Proprio per una corretta informazione l’Amsi ha fatto una diretta Facebook con 2mila persone della comunità tunisina in Italia. E lo faremo con altre comunità.

Cosa si sarebbe dovuto fare invece?
Io avevo suggerito la sospensione del trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone nella Ue. E non mi interessa di quale parte politica questo tema sia il cavallo di battaglia. A noi preme la salute, non le polemiche. Il mondo ha chiuso i confini agli italiani, ma l’Italia non è stata capace di controllare i suoi. Chi ha sbagliato si faccia da parte.

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