Gerusalemme, 8 nov. (LaPresse/AP) – Alcuni ricercatori nell’ambito della sicurezza hanno rivelato oggi che lo spyware Pegasus della società israeliana Nso è stato rilevato nei cellulari di sei attivisti palestinesi per i diritti umani, metà dei quali affiliati a gruppi che il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato legati al terrorismo in una dichiarazione controversa. Si tratta del primo caso noto di attivisti palestinesi presi di mira da Pegasus. Il suo uso contro giornalisti, attivisti per i diritti umani e dissidenti politici, dal Messico all’Arabia Saudita, è stato documentato dal 2015. Un ‘contagio’ riuscito da parte di Pegasus da alle intrusioni accesso a qualunque cosa una persona immagazzini e faccia sul suo telefono, incluse le comunicazioni in tempo reale. Non è chiaro chi abbia messo lo spyware Nso sui telefoni degli attivisti, riferisce il ricercatore che per primo ne ha rilevato la presenza, Mohammed al-Maskati dell’organizzazione no profit Frontline Defenders, con sede in Irlanda. Poco dopo che le prime due intrusioni sono state identificate a metà ottobre, il ministro israeliano della Difesa Benny Gantz ha dichiarato organizzazioni terroristiche sei gruppi palestinesi della società civile. Sia Frontline Defenders, sia due delle vittime ritengono Israele il principale sospettato e credono che la designazione possa essere avvenuta per provare a mettere in ombra la scoperta degli hackeraggi, ma non hanno fornito prove per comprovare queste affermazioni.
Cybersicurezza: 6 attivisti palestinesi hackerati da spyware israeliano Pegasus
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