Un appello alle grandi potenze mondiali per evitare l’escalation delle guerre commerciali, e un invito a lavorare insieme per riformare il commercio globale e il Wto. Questo il messaggio dei leader dell’Unione europea, in visita a Pechino, con il premier cinese Li Keqiang. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha chiesto a Stati Uniti, Cina e Russia di lavorare insieme per scongiurare il peggioramento delle tensioni commerciali globali, ed evitare così “conflitti e caos”. “È un dovere comune dell’Europa e della Cina, ma anche degli Stati Uniti e della Russia”, ha detto Tusk, “non distruggere, ma migliorare” il commercio mondiale e non avviare guerre doganali “che nella storia si sono spesso trasformate in guerre” vere e proprio. “C’è ancora tempo”, ha detto il politico polacco.
Tusk ha parlato dopo aver incontrato, con il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, il premier cinese Li Keqiang in occasione vertice annuale Ue-Cina. La riunione tra i funzionari cinesi ed europei a Pechino va in scena mentre il presidente Usa Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin si incontrano per uno storico summit a Helsinki. E dopo che, in un’intervista andata in onda domenica, Trump ha ulteriormente alimentato la tensione definendo l’Ue, la Russia e la Cina “nemici” degli Stati Uniti. Il presidente del Consiglio europeo a Pechino ha detto che il mondo ha bisogno di una riforma del commercio, e non di uno scontro. “Questo è il motivo per cui invito i nostri ospiti cinesi, ma anche i presidenti Trump e Putin, ad avviare un processo di profonda riforma del Wto”, ha detto Tusk. “Oggi siamo di fronte a un dilemma: fare il gioco duro, con dazi e conflitti come in Ucraina e in Siria, o cercare soluzioni comuni basate su regole eque”, ha spiegato.
Il presidente francese Emmanuel Macron aveva chiesto di avviare i colloqui per una revisione delle regole del Wto a fine maggio, quando l’Europa si stavano preparando a rispondere alle tariffe statunitensi sulle importazioni di acciaio e alluminio entrate in vigore il 1 giugno. Nelle ultime settimane, poi, Trump ha imposto altri dazi per un valore di 34 miliardi su prodotti cinesi e ha minacciato altre azioni per 200 miliardi. Lunedì i dati sulla crescita cinese hanno confermato i timori. Nel secondo trimestre il Pil della seconda economia mondiale ha mostrato una crescita annua del 6,7%, in linea con le aspettative del mercato, ma in calo rispetto all’incremento del 6,8% dei primi tre mesi dell’anno. Un portavoce del governo ha avvertito che un conflitto commerciale minaccia tutte le economie.
“Lo scontro provocato unilateralmente dagli Stati Uniti avrà un impatto sulle economie dei nostri paesi”, ha avvertito Mao Shengyong, il portavoce dell’ufficio nazionale di statistica cinese, rilevando che “l’economia mondiale è profondamente integrata e le catene industriali sono diventate globalizzate” e quindi “anche molti altri paesi collegati saranno colpiti”. Le borse asiatiche hanno chiuso in ribasso sull’onda del rallentamento cinese: a Shenzhen l’indice Component perde lo 0,10% a 9.317,36 punti, mentre a Shanghai il Composite lascia sul campo lo 0,61% a 2.814,04 punti. Male anche la Borsa di Hong Kong, con l’indice Hang Seng che perde lo 0,13% a 28.488,31 punti.
Proprio per far fronte alla minaccia di dazi per 200 miliardi di dollari annunciata dagli Stati Uniti, la Cina ha deciso di presentare ricorso al Wto. Lo ha annunciato il ministero del Commercio di Pechino. “Allo scopo di soddisfare i suoi bisogni politici interni e contenere la Cina”, si legge in una dichiarazione pubblicata lo scorso 12 luglio sul sito del ministero, “gli Usa hanno prodotto una serie di logiche politiche che hanno distorto la verità delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti”. “I problemi nell’economia e nella società americana sono puramente causati da ragioni interne e strutturali negli Stati Uniti”, prosegue il dicastero del commercio cinese, spiegando che “le accuse degli Stati Uniti che la Cina trascuri gli scambi commerciali e non abbia adottato misure attive non sono vere”. I dazi, dichiara il governo cinese, “sono una chiara violazione del principio base del Wto” e dello spirito “e dei principi fondamentali del diritto internazionale”.