Il Decreto Rilancio è stato approvato. Il mastodontico provvedimento (oltre 250 articoli, 55 miliardi stanziati) ha subito gli ultimi ritocchi dai dicasteri prima del formale via libera da Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte spiega che ha il peso di due manovre economiche, e che il Parlamento potrà comunque migliorarlo. “Sappiamo che c’era attesa, ogni ora di lavoro pesava, sapevamo che dovevamo intervenire quanto prima”, dice, sostenendo di “non aver lavorato un minuto in più del necessario”.
La manovra anti-virus, ormai, ha forma definita. Il Consiglio dei ministri, convocato nel pomeriggio di mercoledì, inietta liquidità nell’economia italiana per far ripartire il motore. Rientra, dopo giornate di polemiche, la questione dell’emersione del lavoro nero. Su questo punto, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova (Italia Viva) aveva minacciato le dimissioni: la pattuglia renziana, così come il Pd, chiede che si riconosca il contributo di chi era già presente allo scoppio della pandemia, e che gli venga concesso di lavorare con permesso di soggiorno, che durerà 6 mesi. I pentastellati, però, hanno puntato i piedi. Alla fine, dopo forti pressioni, viene aggiunto un comma che vieta esplicitamente la possibilità di sospensione di procedimenti penali contro datori di lavoro indagati per una serie di reati. Se già condannati, poi, questi non potranno nemmeno fare domanda di regolarizzazione dei loro lavoratori. “Non si fanno sconti o regali a chi non li merita”, spiega il capo politico pentastellato Vito Crimi.
I migranti, comunque bloccati in Italia dall’emergenza coronavirus, potranno quindi contribuire con il loro lavoro alla raccolta nei campi, o all’aiuto alle persone anziani e non autosufficienti. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, poi, sottolinea che anche gli italiani percettori di ammortizzatori sociali o reddito di cittadinanza potranno lavorano nei campi fino a 60 giorni, senza perdere i sussidi.
Comunque, al di là dell’articolo 110-bis che tanto ha fatto litigare la maggioranza, tutto il resto del decreto è dedicato a misure di aiuto per gli italiani: cassa integrazione, bonus autonomi, stop all’Irap e all’Imu per agriturismi e stabilimenti balneari. Tra le misure che, in prospettiva, potrebbero aiutare la ripresa, c’è il sismabonus/ecobonus al 110%: chi ristruttura l’abitazione principale in senso ecologico, o la adegua alla normativa anti-terremoto, vedrà tornare indietro più soldi di quanto a speso.
Per il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, la norma è il “cuore delle misure non emergenziali, ma che hanno una prospettiva di crescita”. Soddisfatto anche il Pd: “Non dimentichiamo che la produzione in Italia del settore delle costruzioni è rappresentata per il 74% dagli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio e delle infrastrutture esistenti”, sottolinea Chiara Braga.
Fa discutere, invece, il taglio generalizzato dell’Irap. Per Maria Cecilia Guerra, esponente di Leu e sottosegretario al Mef, la sospensione generalizzata dell’imposta andrà anche alle imprese che non hanno subito perdite, favorendole persino di più di quelle in perdita, che già pagherebbero un’imposta minore perché hanno visto diminuire i loro ricavi, e con essi, la base imponibile. Le risponde, all’interno della stessa maggioranza, il deputato di Iv Luigi Marattin: “Pensare che in questa situazione ci siano significativi settori che stiano andando bene significa vivere non nel mondo, ma in un universo parallelo”. Insomma, per Italia Viva “non ci sono dubbi: taglio Irap a tutti, senza se e senza ma”.