Da Dublino, dove in viaggio apostolico si è dovuto occupare di lotta alla pedofilia e di problemi legati alla famiglia, la voce di Francesco si è alzata anche per i migranti. Il Papa ha simbolicamente messo la firma sulla scelta della Cei di ospitare la gran parte dei profughi della Diciotti e ha ribadito la linea del pontificato secondo Bergoglio: nonostante sia sempre una “sfida quella di accogliere il migrante e lo straniero, nonostante sia “scomodo” proteggere i diritti dei più fragili, non dobbiamo mai lasciarci “influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido dell’indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità”.
Dopo una settimana in cui il mondo della politica ha soltanto mostrato i muscoli, serviva un’azione concreta. La situazione era diventata “intollerabile dal punto di vista umanitario”, hanno spiegato i vescovi: è per questo che la Cei ha sbloccato lo stallo, ormai “insostenibile per tutti”.
Un appello non era sufficiente: bisognava dimostrare di voler aprire le porte. Il 25 agosto il presidente Bassetti ha presentato al Viminale l’offerta di prendere in carico i migranti e ha detto di aver già individuato le strutture per l’accoglienza. Un percorso di protocollo porterà a trovare le destinazioni migliori per queste persone. Le prime diocesi a dirsi disponibili sono state Brescia, Bologna e Agrigento, ma in queste ore le disponibilità si moltiplicano. La risposta delle parrocchie è stata “generosa e spontanea”, ha assicurato la Cei. A coordinare l’operazione è la Caritas, braccio pastorale della conferenza dei vescovi.
I vescovi si occuperanno di un centinaio dei 177 profughi, numero che potrebbe aumentare, se non si trovasse la sistemazione per tutti. Una ventina di migranti sarà accolta dall’Albania, con la quale la Farnesina ha stretto un accordo nel pomeriggio del 25 agosto. Altri 20-25 saranno ospitati dall’Irlanda. E chissà se la disponibilità di Dublino non sia nata da una richiesta diretta del Pontefice, in contatto costante con il premier Leo Varadkar (figlio di un immigrato indiano) nei giorni caldi di Catania.