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Diciotti, terminato lo sbarco. Salvini attacca: “Chi ha deciso ne risponderà”

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I 67 migranti sono scesi questa notte dalla nave “Diciotti” della Guardia Costiera italiana attraccata nel porto di Trapani. Nessuno in manette. Due sono indagati: Ibrahim Bushara, sudanese, e Hamid Ibrahim, ghanese. Forse uno è addirittura uno scafista. Salvini è furibondo. Fa sapere di essere “sorpreso” per l’intervento del Quirinale. Vuole sapere chi ha preso la decisione di dare il via libera alllo sbarco: “Ne risponderà”. Ma è arrabbiato, nell’ordine: con il presidente Mattarella che è intervenuto, con il premier Conte che, ovviamente, ha chinato il capo davanti alla pressione del Quirinale che ha posto una questione umanitaria, con Toninelli che era molto preoccupato perché, per la prima volta nella storia, a una nave della Guardia Costiera italiana (che dipende da lui) è stato impedito di attraccare in un porto italiano, con la Procura di Trapani che ha deciso che, almeno per il momento, non c’era nessuno da arrestare, che non c’era stato ammutinamento o dirottamento (reati gravissimi) ma, al massimo, violenza privata. Infine, Salvini, ce l’ha anche con il capitano del Vos Thalassa che, quando si è trovato in mare con i migranti arrabbiati perché non volevano essere riportati in Libia, ha deciso di chiedere aiuto alla Guardia Costiera e alla nave Diciotti.

Insomma, 5 giorni bestiali. Per i poveri migranti tra i quali diverse donne e alcuni bambini. Ma anche per Salvini che ha deciso di indossare i panni del duro e ha perso. Per Toninelli che comincia a vedere segni di irritazione nei vertici della Guardia Costiera, corpo nobilissimo fatto di marinai che, prima di tutto, vogliono rispettare le leggi scritte e non scritte che da secoli valgono in mare. Vediamo di ricostruire i fatti.

Domenica 8 luglio pomeriggio – Il rimorchiatore Vos Thalassa (che batte bandiera italiana, è registrato a Genova e appartiene alla compagnia olandese Vroon) è di guardia a una piattaforma petrolifera della Total al largo della Libia. Riceve l’Sos e interviene per prendere a bordo 67 naufraghi di origini centrafricane (Sudan, Gambia, Nigeria, Ghana) provenienti dalle coste libiche.

Domenica 8 luglio notte – Il Vos Thalassa, che non ha molto tempo e deve tornare ai suoi compiti di guardia alla piattaforma, riceve l’indicazione di consegnare i migranti a una motovedetta libica che si sta avvicinando al punto di incontro. A bordo i migranti si accorgono che il Vos Thalassa ha preso verso sud e cominciano a protestare. La protesta sale di tono, ci sono spintoni e minacce ma, ha detto dell’armatore, nessun dirottamento o ammutiamento.

Luned’ 9 luglio – Il capitano del Vos Thalassa chiede aiuto alla Guardia Costiera italiana. Dice che è preoccupato per l’incolumità dell’equipaggio. Non  si sa se è lui a parlare di ammutinamento (ma gli esponenti della Vroon negano recisamente) o se il tema sia stato ingigantito da qualcun altro o se è stata la propaganda salviniana a fare le cose più grandi e pericolose.

Martedì 10 luglio – Arriva la nave Diciotti della Guardia Costiera, carica i migranti e prende verso nord in attesa che, tra Ministero dei Trasporti e Viminale, si decida il porto di sbarco. Il Vos Thalassa, torna ai suoi compiti di sorveglianza della piattaforma.

Mercoledì 11 luglio – Si decide che la Diciotti andrà a Trapani. Ma Salvini vuole che si aprà subito un’inchiesta e tuona: “Nessuno deve sbarcare senza che prima siano stati chiariti i fatti. Se qualcuno sbarcherà, lo farà in manette”. E annuncia punizioni pesantissime “per i facionorosi che si sono ammutinati e hanno cercato di dirottare il rimorchiatore” che li aveva salvati. A bordo della Diciotti salgono uomini della Polizia di Stato che, sotto la direzione del Procuratore di Trapani, Alfredo Morvillo, procedono a identificare i migranti e cercano di ricostruire cosa è successo e quali reati siano stati eventualmente consumati.

Giovedì 12 luglio – La nave Diciotti arriva a Trapani e fa per entrare in porto. Qui subisce una sorta di “affronto” (è una unità della Guardia Costiera e i porti italiani sono tutti “casa sua”). Al comandante viene comunicato di tornare inidetro e di aspettare decisioni i  rada. Per tutto il giorno si consuma un braccio di ferro tra Salvini che tuona da Innsbruck e vuole che qualcuno finisca in manette e Toninelli che vorrebbe lo sbarco al più presto. Salvini, tra l’altro, grida, ma comincia anche a chiedersi se qualcuno non ha esagerato la faccenda e dice che, nel caso, quel qualcuno la pagherà cara.

Giovedì 12 luglio sera – Tutti gli organi d’informazione seguiono da vicino la questione. Un gruppo di ong (da Save the Children a Intersos) chiedono che i migranti vengano sbarcati e soccorsi. Loro esponenti sono in porto a Trapani e si fanno sentire. Interviene anche il Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella, non chiama ovviamente, Salvini, ma si rivolge al Premier, Giuseppe Conte che è appena tornato dal vertice Nato di Bruxelles. Conte prende atto delle preoccupazioni umanitarie del capo dello Sato, chiama Salvini e Toninelli e, in poche decine di minuti lo sbarco viene sbloccato. La Procura di Trapani, intanto, arriva alla conclusione che l’unico reato allo stato contestabile a un paio di migranti è quello di “violenza privata”. Nessuno sbarcherà in manette dalla nave Diciotti.

 

 

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