Pioggia di critiche da parte del Pd sul decreto Dignità. Per Matteo Orfini il giudizio è netto: “Prima era solo improbabile propaganda. Ora che sono passati ai fatti diventa tutto più chiaro: la chiamano dignità ma è solo un ritorno al tempo in cui si favoriva il lavoro nero“. Dello stesso parere l’ex premier Paolo Gentiloni, che su Twitter scrive: “Dopo un mese di annunci rocamboleschi il mini decreto di ieri non favorisce gli investimenti in Italia e il lavoro di qualità. Introduce soltanto ostacoli per lavoro e investimenti. Lasciamo stare la dignità”.
Per l’ex ministro Carlo Calenda, “il decreto dignita avrà due effetti: diminuire l’occupazione ovunque e gli investimenti al Sud (e le reindustrializzazioni). È politica degli slogan non il governo della realtà. Sta al lavoro/crescita come fermare una nave ONG sta alla gestione dell’immigrazione. Pessimo debutto”.
Decreto bocciato anche dalla senatrice Teresa Bellanova. “Il testo licenziato ieri sera dal Consiglio dei Ministri non sembra legittimare in nessun modo le dichiarazioni pretenziose e altisonanti del Ministro Di Maio che non licenzia per niente il Jobs Act, non parla di tempo indeterminato, irrigidisce senza prospettive il mercato del lavoro. Un effetto certo sarà invece la moltiplicazione dei contenziosi. E’ questa la dignità?”, si chiede la capogruppo Pd in Commissione Industria, Commercio, Turismo al Senato.
Segnali di apertura invece da Roberto Speranza di Liberi e Uguali, che, in un intervento sull’Huffingtonpost, spiega nel dettaglio la sua posizione sul decreto e più in generale sul governo gialloverde. “Sono un uomo di sinistra, eletto nelle liste di Liberi e Uguali. Qualche giorno fa ho depositato formale denuncia contro il ministro Matteo Salvini per istigazione all’odio razziale ai sensi della ex legge Mancino. So di aver assunto una posizione controvento, ma dinanzi a questioni di carattere costituzionale è giusto essere intransigenti”, dice Speranza, che poi sottolinea: “Con la stessa chiarezza voglio dire che non avrò in Parlamento un atteggiamento pregiudiziale nei confronti del Decreto Dignità. Le aspettative, dopo le prime dichiarazioni attorno ai diritti dei riders, erano molto più alte di un testo che pare piuttosto rinunciatario sulle questioni del lavoro e mal orientato su quelle fiscali. Eppure ci sono almeno tre punti su cui ho una opinione favorevole e attorno a cui spero il lavoro parlamentare possa portare un ulteriore avanzamento“.
Secondo Speranza, “le modifiche alla disciplina dei contratti a tempo determinato e l’aumento dell’indennizzo nel caso di licenziamenti illegittimi vanno nella direzione giusta. I dati dei nuovi contratti di lavoro del 2017 segnalano che oltre il 90% è rappresentato da contratti precari. È una situazione drammatica e insostenibile, il cui prezzo viene pagato in modo prevalente dalle generazioni più giovani. Disincentivare l’abuso del tempo determinato, reintroducendo le causali e attraverso un meccanismo contributivo crescente, è una prima risposta positiva”. Meno convincente la scelta sui voucher. “Mi chiedo, tuttavia, come si concilino queste scelte opportune con il nuovo ruolo che il contratto di governo attribuisce ai voucher, simbolo della precarietà più estrema del mercato del lavoro. È una contraddizione difficilmente comprensibile”.
Giudizio positivo invece sulle delocalizzazioni. “E’ un intervento opportuno. Sono troppi i casi di realtà imprenditoriali che usufruiscono di ingenti trasferimenti pubblici e poi, a breve distanza temporale, decidono di portare le proprie attività manifatturiere all’estero. Il prezzo viene pagato non solo dai lavoratori che restano senza protezione, ma anche dalle altre imprese che decidono di restare in Italia e subiscono una concorrenza sfrenata basata sulla riduzione del costo del lavoro. In questa legislatura ho predisposto una proposta di legge che va nella stessa direzione e che riprende un prezioso lavoro fatto nei mesi scorsi dal gruppo parlamentare di Articolo Uno-Mdp”.
Infine lancia un messaggio a tutta la sinistra. “Con la nascita dell’esecutivo gialloverde si è prodotta una saldatura che si sarebbe potuta e dovuta evitare tra la peggiore destra lepenista e un movimento ambiguo che ha dentro di sé tutto e il contrario di tutto. Credo che questa saldatura non sia eterna e che abbia un punto di fragilità proprio nelle enormi differenze di merito che ci sono. Noi dobbiamo lavorare per allargare queste distanze che appaiono ogni giorno più nette e visibili”.
E ancora: “La Sinistra non se la caverà con la demonizzazione quotidiana dell’avversario, con atteggiamenti professorali o peggio ancora con la rivendicazione di un passato su cui è stato chiaro e netto il giudizio degli italiani. Per ricostruire dobbiamo essere intransigenti nella difesa dei nostri valori, ma saper sempre approfondire e distinguere se vogliamo davvero prepararci all’alternativa disegnando nuovi possibili orizzonti.