In tempi di “incertezza globale” che cresce “è più importante che mai che l’Europa sia unita”. Questo il messaggio che il presidente della Bce, Mario Draghi, consegna all’Europarlamento. Secondo il banchiere centrale i “rischi al ribasso” per le prospettive economiche dell’eurozona “riguardano principalmente la minaccia di un maggiore protezionismo” per le guerre commerciali tra Usa da un parte e Cina e Ue dall’altra.
L’Europa deve quindi “dare supporto al multilateralismo e al commercio globale” per la prosperità. E a chi gli chiede se l’Italia deve temere la fine del quantitative easing, il numero uno di Francoforte fa notare che “le reazioni” dei mercati all’annuncio dello stop agli acquisti a fine anno “non sono stato affatto drammatiche”. Parlando a Bruxelles di fronte alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Draghi esorta l’Europa ad accelerare nel completamento dell’Unione bancaria. In particolare, indica in un paracadute unico per la risoluzione delle banche e in un fondo unico di garanzia per i depositi bancari (Edis) i prossimi passi per rimediare ai problemi di una eurozona ancora “incompleta” e che così resta “vulnerabile” alle crisi.
“Non dovremmo essere frenati dalla distinzione tra riduzione del rischio e condivisione del rischio”, spiega Draghi. La fine del Qe, i cui acquisti scenderanno a 15 miliardi di euro al mese nell’ultimo trimestre del 2018 dai 30 miliardi attuali, “non significa che la nostra politica monetaria cessi di essere espansiva”. Draghi ricorda inoltre che la Bce continuerà a reinvestire i profitti dai titoli acquistati in modo da garantire l’afflusso di liquidità. “Ci aspettiamo – sottolinea ancora – che i tassi di interesse della Bce restino ai livelli attuali almeno durante l’estate del 2019 e in ogni caso per tutto il tempo necessario” a sostenere l’inflazione verso il 2% annuo, obiettivo della Banca centrale. Draghi e il consiglio hanno “fiducia” che i prezzi riusciranno presto ad “autosostenersi” a quel livello.
A chi gli chiede sugli annunci del nuovo governo italiano su riforma delle pensioni e gestione del debito pubblico, l’ex capo di Bankitalia chiede prudenza. “La prova del nove – dichiara – saranno i fatti. Per ora ci sono stati sono annunci, prima di parlare dobbiamo aspettare i fatti”. Per il momento il presidente della Bce non è preoccupato. L’economia dell’Italia, spiega agli europarlamentari, “si sta rafforzando” e la chiusura dei rubinetti non sarà brusca come si pensa. “Lo vediamo – precisa il banchiere italiano – dalle reazioni alla nostra decisione del mercato, che non sono state affatto drammatiche”. Sul forte squilibrio da oltre 480 miliardi di euro a giugno dell’Italia nella bilancia dei pagamenti interni tra le Banche centrali dell’eurozona, il sistema ‘Target2’, Draghi taglia corto. “Le cifre che abbiamo visto in Italia sono piuttosto elevate”, dice, ma “non è un qualcosa che non si è mai visto prima”.