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Egitto al voto: al-Sisi senza veri sfidanti, sarà rieletto presidente

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Gli egiziani sceglieranno da lunedì il nuovo presidente, in un’elezione dove è scontata la vittoria dell’attuale capo dello Stato Abdel Fattah al-Sisi. Circa 60 milioni di abitanti del più popoloso Paese arabo sono registrati per votare nei tre giorni di apertura dei seggi, da lunedì 26 a mercoledì 28 marzo. Potranno scegliere tra due candidati: al-Sisi, che conclude il suo primo mandato, e Moussa Mostafa Moussa, politico poco noto che si è registrato appena prima della chiusura delle candidature, evitando così che l’attuale presidente fosse l’unico in corsa.

Il sistema egiziano prevede che per vincere sia necessario il 51% di voti al primo turno, altrimenti si procede a un ballottaggio (24-26 aprile). “Moussa ha poche possibilità di ottenere molti voti, la sua campagna è debole e molti non sanno neppure che è in corsa, inoltre è poco conosciuto”, afferma Mostafa Kamel al-Sayed, docente di Scienze politiche all’università del Cairo. In un’intervista alla tv nazionale, il 63enne al-Sisi pochi giorni fa ha detto: “Vorrei avessimo” come candidati “uno, due, tre o dieci tra le migliori persone e che poteste scegliere chiunque vogliate”.

Nel del 2014 era stato sfidato da Hamdeen Sabbahi, politico di sinistra molto più noto di Moussa, e aveva vinto con il 96,6% dei voti. Con la scontata vittoria dell’ex generale, capo delle forze armate e ministro della Difesa sotto la presidenza di Mohammed Morsi, capo dell’intelligence in quella di Hosni Mubarak, la preoccupazione delle autorità è l’affluenza, necessaria a legittimare il voto. Nelle elezioni di due giorni del 2014 aveva votato il 37% degli aventi diritto, e le autorità avevano aperto i seggi per un terzo giorno, con un’affluenza finale del 47,5%. È improbabile che quest’anno quel 37% sia raggiunto, dice Sayed. “Il risultato è già noto”, spiega, “non c’è campagna elettorale, gli elettori non hanno a che fare con i candidati e non li conoscono”. In campagna elettorale, al-Sisi è apparso spesso in tv e sui giornali, elogiando i progetti e le infrastrutture costruite nei quattro anni al potere. Le città, soprattutto il Cairo, sono state inondate di striscioni con la sua immagine. Rare, invece, le affissioni per il 65enne Moussa.

Molti contenuti elettorali elogiano la relativa calma degli anni recenti, dopo il caos seguito alla rivoluzione del 2011 che portò alla destituzione di Mubarak. Ma la crisi economica e l’aumento dei prezzi, oltre al ritorno a un regime autoritario simile a quello di Mubarak, sembrano aver ridotto l’appoggio ad al-Sisi. Nel primo mandato, al-Sisi aveva promesso di portare stabilità, anche economica. Nel 2016 ha lanciato una riforma economica in tre anni, legata al prestito dell’Fmi da 12 miliardi di dollari, che ha avuto tra le conseguenze anche l’aumento dei prezzi. Tuttavia, non ci sono state proteste pubbliche sotto al-Sisi, che ha promosso una dura repressione del dissenso. Quinto presidente proveniente dall’esercito dalla fine della monarchia nel 1952, l’ex generale è stato eletto un anno dopo che aveva guidato le forze armate nella destituzione del presidente islamista Morsi. Quest’ultimo, membro dei Fratelli musulmani, è stato il primo presidente eletto democraticamente nel 2012, nel primo voto post-Mubarak.

Nelle proteste contro Morsi, nell’agosto 2013, centinaia di persone sono state uccise e migliaia arrestate (anche Morsi), quando i dimostranti sono stati dispersi in due manifestazioni al Cairo e sottoposti a processi di massa, criticati anche dalle Nazioni unite. Un anno dopo, l’ormai popolare al-Sisi è stato eletto presidente, e la repressione allargata ad attivisti, laici liberali e di sinistra. Secondo Reporters Sans Frontieres, 30 giornalisti sono attualmente in carcere in Egitto e 500 siti web sono bloccati, mentre l’arte è soggetta a crescente censura. Amnesty International nel suo rapporto 2017-2018 ha denunciato come “norma” gli arresti arbitrari e i processi iniqui, denunciando inoltre esecuzioni extragiudiziarie e sparizioni forzate, nonché un giro di vite contro i diritti delle persone Lgbti e la continua discriminazione di genere. La situazione ha riguardato da vicino l’Italia con l’omicidio di Giulio Regeni, torturato e trovato morto al Cairo. 
 

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