La sfida il Pd la vuole vincere puntando sull’Europa. Basta alla campagna elettorale delle ‘dentiere’ e ‘soldi’ regalati “come Babbo Natale”. Il Pd vuole farla su grandi orizzonti e visioni.
Se da una parte il segretario Matteo Renzi ribadisce l’idea degli Stati Uniti d’Europa, il premier Paolo Gentiloni lancia l’appello ai progressisti perché influenzino il destino dell’Unione. Continua infatti il tandem Renzi-Gentiloni in vista del voto del 4 marzo lanciato la scorsa settimana dal Lingotto di Torino (il premier ha annunciato di volersi candidare nel collegio uninominale Roma 1).
La partita di oggi si gioca tutta sull’Europa e sulla possibilità di “una nuova fase di speranza”, come sottolinea Gentiloni in un un intervento pubblicato sulle testate del gruppo editoriale Redaktions Netzwerk Deutschland, in vista del congresso della Spd, che dovrà esprimersi sul governo di grande coalizione con Angela Merkel. Da Milano, concludendo l’evento organizzato dagli eurodeputati Pd, Renzi guarda alla politica interna, sostenendo che “in Italia la destra è guidata dai populisti non dai popolari e moderati. E ogni voto dato a quella destra allontana l’Italia dall’Europa”.
L’operazione del segretario Dem è chiara: smarcare il Pd, unico partito nettamente schierato a favore del rilancio del processo di integrazione europea, dall’euroscetticismo dei Cinque Stelle e della coalizione di centrodestra a trazione populista targata Lega-Fratelli d’Italia. “Oltre a una finta coalizione presentata come quella dei moderati ce n’è una vera che mette insieme due populismi ovvero 5 Stelle e Lega”, ricorda citando le posizioni altalenanti degli avversari sul referendum sull’euro, l’immigrazione, i vaccini, “con fake news che dovremmo chiamare panzane galattiche”. Renzi prevede che il 4 marzo, considerando il proporzionale “il primo partito saremo noi o i Cinquestelle”.
E l’alternativa è chiara. “Da un lato c’è il Pd che vuole rifondare l’Europa – sottolinea – dall’altro c’è chi vede nell’Europa la minaccia dalla quale uscire”. La vera scelta, per l’ex premier, “è tra chi crede negli Stati Uniti d’Europa e chi crede nella Padania e nelle scie chimiche”. Gentiloni dal canto suo invita ad “alzare lo sguardo” e “agire subito per l’unità politica europea” convinto che le risorse necessarie “per evitare il declino del continente e per promuovere uno sviluppo sostenibile e equo” ci siano. Il modello europeo di welfare, società aperta e libera può essere un punto di riferimento in un mondo circondato da incognite imprevedibili.
“Le crisi sono perlopiù pagate dai più deboli nella società – scrive il premier – Quando penso all’incompiutezza della politica europea per la migrazione non penso ai documenti che ci scambiamo tra le capitali europee: penso alle donne e ai bambini che si mettono in strada per disperazione. E so che a loro paesi come l’Italia e la Germania possono dare una risposta”. È Renzi a tirare infine le somme, affidandosi al ragionamento del politologo Sergio Fabbrini: le elezioni del 4 marzo sono importanti come quelle del 1948, che decisero la collocazione occidentale dell’Italia. Questa volta le elezioni “decideranno se l’Italia continuerà ad essere elemento chiave dello sviluppo europeo o se invece sceglierà una strada diversa”.