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Emilia-Romagna, per la celiachia arrivano le linee guida per la diagnosi precoce

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Più tempestività e sicurezza diagnostica della celiachia, una delle malattie croniche, legate all’alimentazione, più diffuse a livello globale; ma anche una diminuzione dei costi sostenuti dai cittadini per gli accertamenti diagnostici.

Sono questi i principali obiettivi delle “Linee di indirizzo per la diagnosi e il follow up della celiachia nei bambini e adulti” approvate dalla Giunta regionale in condivisione con l’Associazione Italiana Celiachia Emilia-Romagna. Indicazioni operative rivolte a medici di medicina generale, specialisti e pediatri di libera scelta, volute dall’assessorato alle Politiche per la salute per armonizzazione su tutto il territorio regionale il percorso diagnostico di questa malattia.

“Abbiamo definito un programma articolato sulla malattia celiaca utile alla formazione e all’aggiornamento professionale della classe medica- sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi- con lo scopo di facilitare l’individuazione dei celiaci, siano essi sintomatici o appartenenti a categorie a rischio, adulti o bambini. La celiachia- spiega l’assessore- è una malattia che, se non diagnosticata, rappresenta un rischio per la salute dei pazienti: il celiaco inconsapevole che assume glutine si espone a complicanze anche gravi, spesso irreversibili, che ne compromettono la salute. La diagnosi precoce, pertanto, è una forma indispensabile di prevenzione sulla quale come Regione continueremo ad investire, e le Linee di indirizzo che abbiamo approvato vanno proprio in questa direzione”.

 Il percorso diagnostico individuato dalle Linee di indirizzo prevede la distinzione tra pazienti adulti e pediatrici. Restano per lo più invariate le modalità di diagnosi per gli adulti, che saranno sottoposti ad un unico test sul sangue (Celiachia diagnosi reflex), prescritto dal medico di base, ed eventualmente- se i risultati risultano incerti- ad una successiva biopsia intestinale per la conferma definitiva della diagnosi. Nella maggioranza dei casi, viene così ridotto il numero degli accertamenti diagnostici con un evidente risparmio per i pazienti e a carico del Servizio sanitario regionale.

Meno invasive le soluzioni per la diagnosi della malattia nei più giovani, sia in età pediatrica che adolescenziale. Non sarà infatti più necessaria la biopsia duodenale in presenza di valori positivi individuati dai test sierologici di riferimento e neppure il test genetico per HLA (per individuare l’eventuale predisposizione alla celiachia).

 Le Linee di indirizzo forniscono anche indicazioni sul monitoraggio della malattia dopo la diagnosi: dai primi controlli, eseguiti ogni 6 mesi, fino alla stabilizzazione della malattia ottenuta grazie alla dieta senza glutine, a quelli successivi e meno frequenti, prescritti dal medico di base.Tutti gli esami del follow up sono esenti da ticket sanitario. Infine, per i familiari di pazienti celiaci è indicata una particolare indagine genetica (HLA-DQ2/-DQ8), per stabilire o escludere il rischio di celiachia.

L’unica terapia attualmente disponibile per curare la celiachia è la totale e permanente esclusione dalla dieta degli alimenti contenenti glutine. In Emilia-Romagna la spesa per prodotti alimentari senza glutine è a carico del Servizio sanitario regionale e alle persone affette da questa patologia viene riconosciuto un contributo mensile che varia dai 56 ai 124 euro, a seconda del sesso e dell’età. Per rendere più semplice l’approvvigionamento di prodotti glutin-free, la Regione, in stretta collaborazione con Aic, Associazione italiana celiachia che ha fortemente sostenuto il progetto, ha messo a punto un programma di dematerializzazione del buono cartaceo, che dal 1° luglio scorso è stato sostituito da un codice numerico; quest’ultimo,abbinato alla tessera sanitaria, consente ai celiaci di acquistare i prodotti alimentari specifici nelle farmacie e nei negozi convenzionati della piccola e grande distribuzione del territorio.

La celiachia colpisce circa l’1% della popolazione su scala nazionale e mondiale; soltanto in Emilia-Romagna le persone affette da questa malattia sono quasi 18 mila. Rispetto al passato, il numero delle diagnosi è aumentato grazie alla crescente applicazione dei test diagnostici. L’individuazione corretta di questa patologia rappresenta dunque un beneficio per la salute dei celiaci e consente al contempo un risparmio per il Servizio sanitario regionale,in quanto i pazienti celiaci non diagnosticati e di conseguenza non soggetti ad una rigorosa dieta senza glutine, gravano sui costi sanitari. Al contrario, l’esenzione dal ticket – prevista per la celiachia in quanto malattia rara e dal 2017 inserita dai nuovi Livelli essenziali di assistenza tra le patologie croniche invalidanti – consente ad un maggior numero di persone affette dalla malattia di curarsi, usufruendo gratuitamente delle prestazioni sanitarie previste per il loro stato.

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