L’Ucraina, con ‘Stefania’ dei Kalush Orchestra, ha vinto l’Eurovision Song Contest 2022 e determinante è stato il televoto che ha ribaltato la classifica, mandando un messaggio che travalica la musica. Il secondo posto è andato alla Gran Bretagna, con Sam Ryder, che era stato invece il più votato dalle delegazioni dei Paesi. Ma il televoto ha scelto di dare sul palco la vittoria a chi rappresenta in questo momento la nazione in guerra contro la Russia e invasa da Mosca. E si spinge ben oltre il fenomeno musicale anche l’analisi di sociologi e psichiatri su questa scelta.
La canzone vincitrice ‘Stefania’, che racconta la storia di una madre, che con lo scoppio del conflitto in Ucraina è divenuta simbolicamente anche la ‘madrepatria’, al sociologo Francesco Alberoni, intervistato da LaPresse, “fa pensare a La Marsigliese e al ritornello ‘Allons enfants de la Patrie’: si tratta – spiega – di un vero fenomeno sociale che fa parte di una mobilitazione generale, creatasi in Europa davanti al conflitto russo-ucraino, per la libertà dell’Ucraina”. Il sociologo, autore del noto libro ‘Innamoramento e amore’, andando a ritroso nei secoli, fa un parallelo con La Marsigliese, canto dei rivoluzionari francesi, poi adottato dalla Francia come inno nazionale. L’inno, la chiamata alle armi della Rivoluzione francese, che assunse il nome di Marsigliese perché cantata per le strade dai volontari provenienti da Marsiglia al loro arrivo a Parigi e con cui i rivoluzionari vinsero. Per Alberoni quindi il televoto che ha fatto ‘imporre’ l’Ucraina al festival va letto sì come una manifestazione di sostegno agli ucraini contro la Russia, ma più a favore di Kiev e alla causa ucraina che contro Mosca.
Lo scrittore e psichiatra Paolo Crepet, interpellato da LaPresse, interpreta la vittoria dei Kalush “sì come una manifestazionde di sostegno al popolo ucraino nella guerra con Mosca, ma anche una espressione contro la Russia. Il televoto non è stato solo a favore dell’Ucraina invasa, ma anche contro chi fa la guerra e uccide la gente e i bambini in un palazzo”. Per Crepet è “un modo per le persone per sventolare una bandiera e per dire ‘bravi’ a dei ragazzi che sono il simbolo di una resistenza contro il medioevo della Russia di Putin”. “Eurovision – evidenzia Crepet – è una competizione musicale fatta dai ragazzi per i ragazzi, mentre la guerra è fatta dai vecchi per uccidere i giovani”.
E secondo Crepet “la vittoria degli ucraini Kalush va giustamente oltre il valore musicale” ed è esattamente “ciò che doveva accadere”. Eppure le polemiche, tra il plauso per gli artisti ucraini, non sono mancate, con la vittoria annunciata dei Kalush additata sui social da qualcuno come ‘retorica’, se non addirittura ‘regalata’.
“Non entro nel merito della qualità artistica, che credo ci sia – afferma Crepet – ma se questa vittoria dell’Ucraina al festival non fosse avvenuta sarebbe stata una notizia orrenda. Perché sarebbe stata una manifestazione di indifferenza, di cinismo, di un ‘chi se ne frega, tanto noi occidentali stiamo bene’ mentre in Ucraina muoiono. E sarebbe stata la vittoria del peggio dell’Occidente”.
Sulla notizia diffusa dai media che le forze armate russe avrebbero scritto frasi della canzone dei Kalush sulle bombe lanciate sulla acciaieria di Azovstal, Crepet poi dà questa lettura: “In una Russia colpita dalle sanzioni in cui la vita dei giovani metropolitani russi si allontana sempre più da quella dei loro coetanei in Europa, questa reazione di Mosca appare come la dichiarazione ovvia ed evidente che la Russia di Putin sta perdendo, anzi ha già perso”. “Perché il regime russo e i suoi generali hanno costruito un muro fra sé e il resto del mondo ancora più alto e resteranno chiusi in una gabbia”, conclude.