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Fca-Renault: speranze e accuse tra Parigi e Roma dopo il matrimonio faòllito

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Palleggi internazionali di responsabilità tra Parigi, Tokyo e Roma, speranze (più o meno valide) che il discorso non sia ancora del tutto chiuso, nuovi scenari che, necessariamente, dovranno aprirsi. Sono i temi del dopo sulla vicenda Fca-Renault. Allo stato dei fatti è chiaro che l’operazione è chiusa anche se è altrettanto evidente l’importanza del riequilibrio del mercato mondiale dell’auto e la necessità di formare grandi “masse critiche” per fronteggiare le enormi necessità di investimento su nuove tecnologie, auto elettriche ecc. senza i quali si rischia la marginalizzazione. Quindi, Fca, Renault, Nissan, Peugeot, Hyundai e gli altri protagonisti (palesi e occulti) di questa vicenda dovranno riposizionarsi e trovare altre strade da battere. Lo stesso per quanto riguarda i governi nazionali: Parigi ha fatto fallire l’operazione (soprattutto per questioni politiche legate ai rapporti con il Giappone e la Nissan) ma, proprio per questo, non può tirarsi indietro di fronte ai problemi di Renault. Roma (Di Maio) è sotto accusa per non aver fatto nulla o quasi e si difende contestando l’idea che toccasse al governo italiano intervenire in una questione di libero mercato e attaccando l’interventismo francese.

Bruno Le Maire  – Il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire addossa la responsabilità ai giapponesi di Nissan.”La nostra prima esigenza era che questa fusione fosse siglata nel quadro dell’alleanza tra Renault e Nissan. Questo presupponeva che i rappresentanti di Nissan, presenti nel consiglio di Renault, votassero a favore del progetto. Mercoledì sera questa condizione non è stata rispettata – ha detto il ministro in una intervista a Le Figaro che è stata ripresa integralmente oggi su Corriere della Sera e La Repubblica – il nostro partner si sarebbe astenuto in caso di voto nel consiglio di Renault”.”Avremmo potuto prendere altro tempo per ottenere il suo appoggio, necessario al lancio della fusione, su basi chiare e solide. Oltretutto il mio viaggio in Giappone nel fine settimana, per il G20 finanziario, mi permetteva di proseguire le discussioni con i nostri partner giapponesi. Ma Fca ha fatto una scelta diversa. In un’operazione di simile portata in cui sono in gioco centinaia di migliaia di posti di lavoro, oltre 30 miliardi di euro di capitalizzazione di Borsa e tecnologie d’avanguardia, non ci si può permettere che i vari attori del progetto non si impegnino fino in fondo. Se alcuni partner esprimono riserve, siamo sicuri che il progetto fallirà. Noi non abbiamo voluto prendere nessun rischio, né per l’alleanza, né per Renault, vale a dire il nostro strumento industriale”.

Luigi Di Maio – Il vicepremie e leader del M5S Luigi Di Maio commenta il nulla di fatto tra Fca e Renault puntando il dito contro l’interventismo dello Stato francese. Così, in un’intervista a Radio 24, fa notare che “la Francia non ha fatto una bella figura”.”L’interventismo di Stato ha provocato il fallimento dell’operazione”. “Quella è una operazione di mercato, una operazione che poteva aiutare l’Italia e poteva aiutare Fca”. E “non interferiscono continuamente ministri e addirittura presidenti della Repubblica (in riferimento a Emmauel Macron”.

Maurizio Landini (Cgil) – “La vicenda Fca-Renault io non la darei per chiusa. Perché il problema delle alleanze resta aperto. Anziché discutere di cosa fa il governo francese discutiamo noi in Italia di cosa facciamo su questo tema. Non considero quella partita chiusa perché le alleanze sono un problema aperto per tutti, per i francesi come per gli italiani. È il tema che è ancora aperto”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a Brescia a margine del convegno ‘Da piazza Fontana a piazza della Loggia’. “I governi italiani degli ultimi 15 anni – aggiunge – non sono mai intervenuti e hanno pensato si potesse lasciare fare al mercato, mentre stava cambiando tutto. Ora rischiamo di pagare questo prezzo. Oggi mi rivolgo al governo che c’è e dico che deve sapere che il settore dell’auto, della componentistica e della mobilità è strategico e decisivo e ci lavorano migliaia e migliaia di persone. È sotto gli occhi di tutti che se non ci sono alleanze e accordi rischiamo di pagare un prezzo doppio. Ognuno deve fare la sua parte, compreso il governo”. Penso che sarebbe importante che il governo italiano “agisse in questa direzione”, risponde Landini a chi gli chiede se abbia pesato sulla vicenda l’interventismo francese. “In tutto il mondo il settore dell’auto ha bisogno del ruolo pubblico. Penso quindi che ci sia bisogno che il governo italiano scenda in campo: dovrebbe convocare le parti e la famiglia e dovrebbe forse anche prendere contatti col governo francese” conclude Landini.

Vincenzo Boccia (Confindustria) – Su una eventuale ripresa delle trattative tra Fca e Renault per una fusione “le speranze sono sempre oggetto di ottimismo, ma qui è evidente che bisogna essere corretti e esemplari, se si vuole fare gli europeisti non si devono evocare i nazionalismi quando le imprese italiane arrivano in un altro Paese”. Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine di un evento a Milano, commentando gli ostacoli alla fusione posti dal governo francese. “Tirare troppo la corda – prosegue Boccia – da parte dei governi e della politica, significa far venire meno strategie che sono nell’interesse dell’Europa. Stiamo dicendo da tempo che occorrono giganti in chiave economica, ma anche un salto in chiave europea”.

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