Il 12 aprile, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno depositato al Tar dell’Emilia Romagna un ricorso contro la Regione Emilia Romagna, e in particolare contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l’annullamento delle delibere di giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito nella Regione. Le motivazioni, riportate nelle oltre 20 pagine del documento, spiega la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini, evidenziano la carenza assoluta di potere dell’ente in merito al tema, e la contraddittorietà e l’illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie per la gestione del suicidio medicalmente assistito.
Castaldini, esprime soddisfazione: “Sono molto contenta che il governo, con questo atto formale, confermi e rafforzi il lavoro di questi mesi, che mi ha portato a depositare un analogo ricorso lo scorso marzo. L’esecutivo ha ritenuto che la strada del ricorso che ho aperto fosse quella corretta e che ci fossero tutti gli estremi per annullare le delibere, come ho sempre sostenuto”.
“Un mese fa, l’11 marzo – spiega Castaldini a LaPresse – ho fatto ricorso al Tar, notificato alla Regione Emilia-Romagna, e ora con il ricorso del governo si allarga il fronte contro un atto che non può neanche essere preso in considerazione. Una delibera attua una legge nazionale o regionale, ma qui la legge non c’è, Bonaccini ha deciso di fare una delibera, anche per paura del voto, come accaduto in Veneto. Io, con un pool di avvocati, ho fatto il ricorso l’11 marzo. Ora dobbiamo capire se si può fare richiesta di unire i due ricorsi, il nostro e quello del governo”.
Lo scorso febbraio, la giunta regionale aveva approvato due delibere per l’accesso al Fine vita, e inviato alle aziende sanitarie le linee guida per la gestione delle richieste di suicidio medicalmente assistito. Fin da subito, Castaldini aveva puntato il dito “contro l’eccesso di potere perpetrato dalla giunta Bonaccini, che così facendo eludeva di fatto la discussione (e il voto) in Assemblea legislativa, per evitare di spaccare il gruppo del Partito democratico”. Da qui, il ricorso al Tribunale amministrativo emiliano. E ora, conclude Castaldini, “la soddisfazione è amplificata dal fatto che il fronte di coloro che ritengono che il modo di procedere della Regione sia giuridicamente discutibile e politicamente scorretto si allarga e arriva fino alla massima istituzione del governo. Questo rafforza una battaglia che non è solo giuridica, ma anche di difesa dei principi etici e democratici fondamentali”.