Urne aperte in Francia per il primo turno delle elezioni presidenziali. Mentre regna l’incertezza nei sondaggi, con quattro candidati che potrebbero andare al ballottaggio, si prevede un alto numero di indecisi e si teme un’affluenza insolitamente bassa. A ciò si sommano i timori per la sicurezza, con lo spettro di nuovi attentati che aleggia sul Paese e la possibilità che l’attacco di giovedì agli Champs-Elysées parigini abbia un impatto sul risultato. Nella giornata di silenzio elettorale di sabato, intanto, i cittadini francesi nei territori d’oltremare hanno già iniziato a votare (nulla si saprà, comunque, prima di stasera).
Secondo le rilevazioni dell’ultima settimana, il centrista indipendente Emmanuel Macron, la leader dell’ultradestra Marine Le Pen, il conservatore François Fillon e il candidato della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon sono i quattro candidati (sul totale di 11) che potrebbero arrivare al secondo turno del 7 maggio prossimo. Il distacco tra loro è variato in modo significativo nel corso dell’ultimo mese: dagli oltre dieci punti di fine marzo tra Le Pen (in testa con il 25%) e Mélenchon (che allora non arrivava al 15%), si è passati a meno di cinque punti di distacco. Secondo la media di 11 tra i sondaggi più recenti, risalenti agli ultimi giorni e condotti prima dell’attacco degli Champs-Elysées, Macron otterrà il 23%, seguito da Le Pen con il 22,4%, Fillon con il 20% e Mélenchon con il 18,5 %. Il margine d’errore è di 2-3 punti.
Il sondaggio Odoxa realizzato dopo l’attacco nel centro di Parigi ha registrato un miglioramento per Le Pen, il cui sostegno è salito dell’1%. È rimasta comunque dietro Macron, ma passando al 23%, mentre lo sfidante avrebbe il 24,5%. Il direttore dell’istituto Ifop, Frédéric Dabi, ha detto a Les Echos che l’impatto dell’attacco di Parigi potrebbe essere “molto moderato”, perché esso è avvenuto molto a ridosso del voto e perché i francesi si sono ‘abituati’ a fatti del genere. Ma, per Dabi, potrebbe esserci un impatto sull’affluenza, mentre è previsto un dato insolitamente alto di indecisi o previste astensioni, attorno al 30% sul totale di quasi 36 milioni di aventi diritto al voto. “Quel che è accaduto potrebbe cambiare le cose, potrebbe far decidere il 25%-26% degli indecisi”. Solitamente le tv diffondono alle 20, subito dopo la chiusura delle urne, i nomi dei due presunti finalisti. Questa volta, però, non succederà: “Non ci assumeremo rischi inutili”, dice Dabi.
L’attenzione è altissima alla sicurezza, dopo l’ondata di attacchi che ha preso il via con la strage di Parigi nel novembre 2015, dopo la quale fu decretato lo stato di emergenza, mai revocato. Solo martedì due uomini sono stati arrestati a Marsiglia per il sospetto che preparassero un attacco imminente, giovedì l’attacco sugli Champs-Elysées, che è costato la vita a un poliziotto ed è stato rivendicato dall’Isis, ha fatto di nuovo risuonare l’allarme. Le indagini proseguono, anche sulla confusione legata al fatto che l’attentatore è stato identificato come francese dalle autorità ma definito belga dalla rivendicazione dell’Isis, alimentando il timore che ci fossero complici o che un altro atto violento fosse in preparazione.
Il governo ribadisce che la minaccia persiste e Le Parisien ha diffuso un documento classificato dei servizi francesi secondo cui sulle elezioni incombono diverse minacce, in cima a esse quella jihadista, descritta come “costante e sostanziale”. Circa 50mila agenti di polizia e gendarmerie sono stati dispiegati, assieme a 7mila militari, per rafforzare le misure di sicurezza negli oltre 65mila seggi elettorali in tutto il Paese. E sono previsti più controlli nelle strade e verifiche dei documenti all’ingresso dei seggi, per far entrare i soli iscritti.