“Questa città rimarrà isolata per anni e morirà. Le conseguenze del crollo saranno catastrofiche“. Presidia la Prefettura da due giorni, e non sembra trovare requie Raffaella Paita, dopo il disastro del ponte Morandi. La deputata dem, ex assessore regionale alla Protezione civile della Liguria ed ex candidata alla presidenza della regione, vuole avere risposte e le vuole avere in fretta. Anche perché, ricorda, un anno fa da capogruppo del Pd in Consiglio regionale aveva fatto un’interrogazione proprio sulla sicurezza di quel ponte, e le era stato detto che andava tutto bene.
Un giorno dopo la tragedia è possibile farsi un’idea delle conseguenze di quanto accaduto su Genova e la sua economia?
Genova ha perso la spina dorsale, oggi la Liguria è esattamente divisa a metà. Se tu vieni da Savona, Imperia, Ventimiglia non puoi più arrivare a Genova. Per non parlare dei traffici portuali: intorno a quella zona, Sampierdarena e Voltri, ci sono le due parti di un porto che è il più importante del Mediterraneo. Ci sarà una volume di traffico di container gigantesco che non ci sarà modo di regolamentare”.
Lei aveva fatto un’interrogazione in consiglio regionale proprio sulla situazione del ponte Morandi.
Ne ho fatta una nel 2017 dopo che erano usciti degli articoli che inducevano a una qualche preoccupazione sulle condizioni della struttura. Ho chiesto di sapere come stessero le cose. La risposta che mi avevano dato riportava quella di Autostrade e dell’ingegnere a capo del tronco autostradale, che negava ci fossero problemi. Io ho chiesto sia di capire il motivo di tutti i lavori che erano in corso, a che cosa fossero finalizzati. Perché come è noto l’autostrada era costantemente chiusa nel periodo serale. C’era preoccupazione, ma non certo una una premonizione da parte mia.
Se ci fosse stata la tanto attesa ‘gronda’, o un’altra via alternativa, si sarebbe potuta evitare questa tragedia?
La gronda non sarebbe stata finita in ogni caso, bisogna essere onesti, anche se fosse partita secondo i tempi stabiliti. Però capisce bene che continuare a posporre il problema lo acuisce, non lo diminuisce. Io ho chiuso la conferenza dei servizi della gronda nel 2015 quando ero assessore, poi sono passati tre anni e quest’opera non è partita. In parte si tratta di ritardi di procedura, ma già all’epoca della mi interrogazione dissi che era necessario fare presto. Chiesi del Morandi in quel preciso contesto politico.
Come giudica la reazione del governo, con la proposta di realizzare un retroporto per permettere la circolazione delle merci?
Ciò che dice è la dimostrazione che non conosce il tema di cui parla. Forse sarebbe meglio che ascoltasse gli operatori portuali e gli amministratori locali per capire che invece ci sono delle esigenze.
Cosa chiede all’esecutivo?
Oggi servono misure straordinarie, una legge speciale per non far morire la città e il suo porto. Gli obiettivi devono essere realizzare senza indugi la gronda, che ormai ha tutte le autorizzazioni, ricostruire tutto il ponte, non solo la parte crollata, nei tempi più rapidi possibili, a spese di Autostrade per l’Italia, organizzare un’alternativa temporanea al ponte costruendo in tempi rapidissimi la nuova rampa tra la strada a mare di Cornigliano e lo svincolo autostradale dell’aeroporto, disegnando un percorso veloce e protetto dalla Foce a Sestri, realizzare il tunnel della Fontanabuona, sgravare immediatamente i genovesi che devono transitare in autostrada dei pedaggi.