Gianfranco Fini in procura per essere sentito dai pm che si occupano sul caso Tulliani in cui lo stesso ex presidente della Camera è indagato per riciclaggio assieme alla moglie Elisabetta Tulliani, al cognato Giancarlo e al suocero Sergio.. “L’onorevole Gianfranco Fini è stato sentito, come da lui stesso sollecitato, dal pm Barbara Sargenti e dall’aggiunto Michele Prestipino e ha ribadito la propria estraneita’ a ogni contestazione”. Lo comunicano gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno, legali dell’ex presidente della Camera: “Fini ha reso ampie dichiarazioni sul cui contenuto per motivi di riserbo non possiamo riferire trattandosi di atti secretati”, aggiungono gli avvocati, in merito all’interrogatorio che si è tenuto nel pomeriggio a piazzale Clodio ed è durato un’ora e mezza circa.
Gianfranco Fini e i Tulliani sono indagati nel fascicolo partito dall’inchiesta sugli affari del ‘re delle slot’ Francesco Corallo. Dieci le persone coinvolte nella vicenda che, lo scorso 13 dicembre, aveva portato all’arresto dell’imprenditore, dei suoi stretti collaboratori Rudolf Theodoor, Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, e del deputato di Forza Italia Amedeo Laboccetta, ritenuti capi e partecipi di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Il profitto illecito dell’associazione, una volta depurato, secondo chi indaga veniva impiegato da Francesco Corallo in attività economiche e finanziarie, in acquisizioni immobiliari, e destinato anche ai membri della famiglia Tulliani. I fatti risalgono al 2008 e nel fascicolo si parla di un giro di riciclaggio di oltre 7 milioni di euro. A tanto ammontano, secondo gli inquirenti, i profitti illeciti accumulati da Sergio e Giancarlo Tulliani, insieme alla moglie dell’ex presidente della Camera.
I Tulliani dopo aver ricevuto, attraverso le loro società offshore, enormi trasferimenti di denaro disposti da Francesco Corallo ed operati da Rudolf Baesten, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi, avrebbero trasferito e occultato, con frazionamenti e movimentazioni ad hoc, il profitto illecito dell’associazione utilizzando conti accesi in Italia e all’estero.
Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l’altro, sono stati i 2,4 milioni di euro, direttamente ricevuti da Francesco Corallo e, successivamente, trasferiti da Sergio Tulliani ai figli Giancarlo ed Elisabetta per essere reimpiegati in acquisizioni immobiliari a Roma e provincia. Nonché il rilevante plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro, derivante dalla vendita dell’appartamento di Montecarlo, già di proprietà di Alleanza Nazionale di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Francesco Corallo, il quale aveva anche provveduto all’intera creazione delle società offshore dei Tulliani.