Il ministro dell’Interno francese, Cristophe Castaner, ha fatto sapere su Twitter che “un sospettato, riconosciuto come il principale autore degli insulti” antisemiti contro Alain Finkielkraut, “è stato identificato”. Castaner cita nel suo tweet alcuni degli insulti urlati contro il filosofo durante le manifestazioni dei Gilet gialli a Parigi, sottolineando che “la Francia non appartiene” agli assalitori, “non è questo odio”.
intanto la procura di Parigi ha annunciato di aver aperto un’inchiesta sul caso, dopo che l’interessato ha detto che non avrebbe sporto denuncia definendosi “né vittima, né eroe“. L’inchiesta preliminare è stata aperta per “offesa pubblica sulla base di origine, etnia, nazione, razza o religione, oralmente, scritta, con immagini o mezzi di comunicazione elettronica”, ha precisato la procura. Le indagini sono affidate alla Brigata di repressione dei reati contro la persona (BRDP). “In effetti sono stato preso di mira in modo molto violento da dei dimostranti”, “devo dire che avevano veramente voglia di venire alle mani, se dei poliziotti non fossero intervenuti penso che alcuni di loro avrebbero voluto spaccarmi la faccia“, ha raccontato Finkielkraut a Lci.
“Non ho avuto tempo di aver paura”, “non sono né una vittima, né un eroe”, ha sottolineato. “Vorrei si sapesse chi sono queste persone, questo m’interessa. Ma non amo entrare in un processo del genere, l’avrei fatto forse se mi avessero picchiato”, ha detto ancora l’accademico. Il filosofo aveva accolto con benevolenza il movimento dei Gilet gialli, prima di criticarlo per ciò che è diventato. “Non rinnego le posizioni che ho preso. Non sostengo più i manifestanti, diventa grottesco, è un movimento che non sa fermarsi. Ma c’è stato un soprassalto di dignità della gente che era stata dimenticata e disprezzata”, “che reclamava di vivere con dignità del proprio lavoro”, ha spiegato. “Sono un po’ come il Golem, queste manifestazioni”, ha proseguito.