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Giubileo, il Papa ai carcerati: Mi chiedo perchè voi e non io?

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

 “Ogni volta che entro in un carcere mi domendo perche loro e non io”. Lo ha detto Papa Francesco durante la messa in Vaticano per il Giubileo dei carcerati. Il pontefice si è rivolto ai detenuti spiegando che “a volte una certa ipocrisia spinge a vedere in voi solo delle persone che hanno sbagliato, per le quali l’unica via è quella del carcere. Non si pensa alla possibilità di cambiare vita, c’è poca fiducia nella riabilitazione. Ma in questo modo si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto”.
“Quando si rimane chiusi nei propri pregiudizi – ha aggiunto Bergoglio – o si è schiavi degli idoli di un falso benessere, quando ci si muove dentro schemi ideologici o si assolutizzano leggi di mercato che schiacciano le persone, in realtà non si fa altro che stare tra le strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza, privati della verità che genera la libertà. E puntare il dito contro qualcuno che ha sbagliato non può diventare un alibi per nascondere le proprie contraddizioni”. “Il Giubileo, per sua stessa natura – ha spiegato il Papa – porta con sé l’annuncio della liberazione. Non dipende da me poterla concedere, ma suscitare in ognuno di voi il desiderio della vera libertà è un compito a cui la Chiesa non può rinunciare”.

LE TESTIMONIANZE DEI DETENUTI E DEGLI AGENTI. Si è aperta con una serie di testimonianze la messa in vaticano per celebrare il Giubileo dei carcerati. Daniel, un ex detenuto minorenne, ha raccontato la sua esperienza. Poi la testimonianza di un parroco, e quella di Elisabetta, una madre che dopo la morte del figlio quindicenne si è dedicata al volontariato nelle carceri. E’ intervenuto anche Ciro, un ergastolano, che con Elisabetta ha stretto una sincera amicizia: “Il dolore non ha colpe, non è buono nè cattivo”, racconta Ciro nel parlare della sua esperienza in carcere.

“Credere in questo mandato è fondamentale. Non è sempre facile, anzi non lo è mai”. Così una agente di polizia penitenziaria ha parlato in apertura della messa. “Noi siamo le prime persone che il detenuto incontra lungo il suo percorso detentivo – ha proseguito – Spetta a noi cogliere nella persona detenuta ogni cedimento ma anche offrire una speranza per il futuro”. “E’ necessario istituire una relazione con la persona e non con l’errore commesso – ha aggiunto – mettendo al centro l’essere umano che merita la possibilità di redenzione per la sua dignità”.

LA MARCIA DEI RADICALI. Mentre si svolge la messa, è in corso, sul Lungotevere di Roma, la quarta ‘Marcia per l’Amnistia’, intitolata a Marco Pannella, organizzata dai Radicali. Partito dal carcere di Regina Coeli, all’ altezza del ponte Mazzini, il corteo arriverà fino a Piazza San Pietro, dove si celebra il Giubileo dei carcerati. In prima fila, dietro lo striscione d’apertura, Rita Bernardini. Superano quota 10mila le adesioni dei detenuti che ieri e oggi partecipano al digiuno di dialogo per condividere, anche da dietro le sbarre, la battaglia per l’amnistia di Marco Pannella e del Partito radicale.

 

 

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