“Ci mettiamo lavoro per creare lavoro”. Dopo il giuramento del nuovo governo e il debutto alla Festa della Repubblica, il neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio fa i primi passi all’interno del Mise in una diretta su Facebook.
“Con il Quirinale la relazione è virtuosa, buona”, assicura il leader m5s. E spiega perché ha chiesto di unire questi due ministeri: “Perché il datore e il dipendente non devono essere nemici, non devono essere due realtà staccate. In Italia, nelle piccole e medie imprese, ci sono i datori che sono prima di tutto dipendenti e i dipendenti che sono anche un po’ imprenditori”. E ha aggiunto: “Questo due ministeri, assieme, sono una potenza: se si parlano, riescono ad affrontare i grandi dossier, a modificare le norme sul lavoro, riescono a dare pensioni più dignitose”
Di Maio racconta poi di avere intenzione di nominare consulente Sergio Bramini, l’imprenditore monzese “fallito per colpa dello Stato” che, nonostante un credito di quattro milioni di euro accumulato dalla sua società si è visto portare via la sua villa di Sant’Albino ipotecata per scongiurare il fallimento e salvare la società e i suoi 32 dipendenti.
Tra le priorità quella di rivedere il Jobs Act: “C’è troppa precarietà. La gente non ha certezza neanche più per prenotarsi le vacanze, non solo per sposarsi. E, se dobbiamo dare più forza all’economia, la dobbiamo ridurre”. E quella di “lasciare in pace gli imprenditori”. Quindi via spesometro, redditometro e studi di settore.