Sempre più in salita. La strada del governo è una continua scalata del Mortirolo, con pendenze che a volte sembrano insormontabili, ma che di sicuro frenano quella “corsa” che invece il premier chiede alle forze di maggioranza di imprimere all’azione dell’esecutivo. L’ultimo scontro riguarda il Milleproroghe, con Italia Viva che avanza sospetti (anche pesanti) nei confronti di Pd e M5S, di voler tenere sotto chiave gli emendamenti al testo. Tanto da abbandonare la riunione con gli alleati. “Tutti hanno avuto a disposizione i fascicoli”, rintuzza però la dem Simona Malpezzi. La sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento chiarisce che il summit non serviva “per esaminare gli emendamenti governativi ed è per questo che il collega Marco Di Maio, come del resto i deputati delle altre forze politiche di maggioranza, non hanno ricevuto i testi”, ma per chiedere al Mef “di indicare la tempistica sui pareri dei governativi”. La palla, dunque, viene ributtata nel campo degli ex compagni di squadra: “Non vorrei che questo caso creato ad arte fosse un pretesto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la vice ministra all’Economia, Laura Castelli, che smentisce scontri nella maggioranza sul Milleproroghe. “Sono sorpresa che ricostruzioni su presunte tensioni escano dopo cinque ore dal termine di una riunione, quasi a voler enfatizzare, inasprire o strumentalizzare una normale dialettica politica”, replica l’esponente Cinquestelle. Segno che la convivenza diventa sempre più difficile, soprattutto ora che la legge di Bilancio è in archivio, l’aumento dell’Iva è scongiurato – motivo per cui era nato a settembre il Conte II – e bisogna trovare gli stimoli adatti per arrivare a fine legislatura. Perché questo è l’obiettivo che la maggioranza si è data, almeno nelle dichiarazioni ufficiali. Il presidente del Consiglio, che solo giovedì scorso ha guidato la tanto attesa verifica, ha esortato i capi delegazioni a “marciare spediti, determinati e compatti”. Ma il suo appello, per il momento, non sembra essere stato raccolto a pieno dalla coalizione.
Nel piano per l’Agenda 2023 di Conte ci sono alcune priorità, come la riduzione della pressione fiscale, con la riforma complessiva dell’Irpef, che potrebbe vedere la luce già nella legge di Bilancio 2021. Per non arrivare impreparati alla prossima scadenza, infatti, entro la prossima settimana potrebbero già formarsi i gruppi di lavoro incaricati di fare la sintesi delle varie proposte. Ma restano da sciogliere diversi nodi, a partire da quello sulla riforma del processo penale. L’abolizione della prescrizione è un totem che il M5S non ha intenzione di rivedere, perciò Pd e Iv hanno solo una possibilità: mettere lo sprint per accorciare i tempi dei processi. Così come resta da capire cosa accadrà a Plastic e Sugar tax, che Matteo Renzi e i suoi vogliono cancellare ma senza trovare sponde nella maggioranza. O ancora va sciolto il nodo dei decreti Sicurezza: la strada maestra sembra quella indicata dal Quirinale, ma tra i dem c’è chi chiede di andare anche oltre. Il tempo, però, stringe e all’orizzonte ci sono le elezioni regionali e il referendum sul taglio dei parlamentari. Altri test sui movimenti interni alla maggioranza, da cui potrebbe dipendere il futuro del governo e della legislatura.