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Governo, Mes e manovra: maggioranza traballa. Verso fiducia su legge di Bilancio

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Tutti i nodi della maggioranza stanno venendo al pettine. Dal Mes al carcere per i grandi evasori, dalla manovra al dl Fisco: messi in fila, iniziano a essere davvero tanti i punti di disaccordo tra le varie forze politiche. Che infatti, in chiaro oppure off the record, non riescono più a nascondere l’insoddisfazione per come si stanno mettendo le cose. E gli scettici del governo giallorosso si fregano le mani, pensando all’idea che l’intesa possa addirittura saltare. Il tema più controverso del momento è ovviamente il Meccanismo europeo di stabilità, che i Cinquestelle proprio non digeriscono. Luigi Di Maio ha chiesto e ottenuto di ragionare sul fondo ‘Salva-Stati’ in una logica di ‘pacchetto’ con unione bancaria e assicurazione sui depositi (ritrovando in battaglia anche Alessandro Di Battista, che suggerisce di non votarlo senza modifiche), ma nel Pd sono in molti a pensare che quella del capo politico Cinquestelle sia solo una tattica per allungare il brodo, prendere tempo e sperare che nel frattempo qualcuno ceda: l’Ue o i suoi gruppi parlamentari.

Nicola Zingaretti, che pure aveva avvisato gli alleati che questo sarebbe stato un banco di prova importante, per ora spegne le polemiche, spiegando che si tratta di “una linea comune” decisa nel vertice fiume di domenica scorsa a Palazzo Chigi con il premier. Nelle discussioni riservate, quelle lontane da microfoni e taccuini, però, l’impressione di gran parte dei parlamentari di maggioranza è che la pazienza non è illimitata e i primi, veri test saranno l’Eurogruppo in cui protagonista sarà il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e il Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre prossimi, in cui toccherà a Conte fare la sua parte. Il M5S si aspetta un presidente del Consiglio determinato nel chiedere le modifiche al Trattato, portando al tavolo europeo tutte le rimostranze pentastellate. Di contro, al Nazareno non gradirebbero toni troppo aspri nel dibattito con i partner continentali. Il capo del governo, però, ha già detto che non batterà i pugni, ma argomenterà, come ha già fatto durante le due trattative che hanno evitato le procedure di infrazione che pendevano sull’Italia.

In attesa che si definisca la situazione sul Mes, il governo deve portare a casa anche la manovra. E l’impresa sembra tutt’altro che semplice. Il gruppo renziano di Italia viva si è affacciato dalle parti di Chigi per portare le proprie proposte sull’autonomia, su Alitalia e sulla legge di Bilancio, soprattutto. “Noi siamo per togliere pezzi di aumento di tassazione che ci sono ancora, come la sugar tax e la plastic tax, su questo in maniera collegiale il governo deve fare uno sforzo”, dice infatti il coordinatore nazionale, Ettore Rosato. Intanto Di Maio esulta perché “è stata trovata l’intesa per eliminare la multa ai commercianti che non hanno il Pos”, piantando una bandierina per i suoi. Piccoli pezzi di manovra, mentre manca ancora la quadra totale, visto che in Parlamento si ‘combatte’ punto su punto, come l’rc auto familiare targata cinquestelle, che continua a non convince gli alleati e le aziende di categoria. Tant’è che le voci di corridoio parlano di una richiesta di fiducia praticamente già pronta e solo da presentare alle Camere al momento opportuno.

La coperta, infatti, è corta. Come dimostra l’impasse sulla riforma della giustizia, che porta in pancia anche le modifiche alla prescrizione. O ancora come il carcere ai grandi evasori, che ha visto un ritocco delle pene, ma ancora non mette d’accordo tutte le anime che sorreggono il governo. Senza parlare del decreto Fisco, per il quale mancherebbero ancora delle coperture. Tutti nodi politici prima che tecnici, su cui la maggioranza deve trovare l’intesa. Prima che sia troppo tardi.

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