Blitz di Beppe Grillo questa mattina a ‘Italia 5 stelle’, a Rimini. Il garante del M5S è salito sul palco, ha preso il microfono e ha iniziato a cantare. Prova a stemperare il clima. Anche con il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai
. “Se vuole Fico parla, è un romantico. Ma va bene così”. La frase l’ha pronunciata a margine della festa con alcuni deputati M5S alla fine della prima giornata del raduno. E’ partito il count down in attesa che Rousseau sputi i risultati delle primarie e consegni la scena a Luigi Di Maio, gira intorno a Fico, alla famosa “scaletta” che determina chi parla e chi no sul palco e al mezzo addio del padre-fondatore.
L’addio di Grillo – “Sono vecchio, ho 70 anni, prima ci ho messo un quarto d’ora ad allacciarmi una scarpa…”. Col suo genovese strascicatissimo Beppe Grillo spiega il passo indietro. “Io ci sono sempre, sono un papà per tutti loro. Ma è venuto il momento che i trentenni, i quarantenni, prendano in mano le cose”. In realtà più che di un gruppo dirigente affiatato, sembra che nel M5S ci sarà un uomo solo al comando: Luigi Di Maio, candidato premier e capo del movimento. Gli altri avranno posti in Parlamento o al governo, nelle città e nelle regioni, ma il “delfino” è chiaramente individuato e non ci sono ortodossie che contano. Il fatto che Grillo definisca “un romantico” l’uomo che ha cercato in queste settimane di dare alla faccenda un riferimento storico e politico alle origini, la dice abbastanza lunga sul fatto che il fondatore è stufo di romanticherie e punta a strategie più politiche e concrete. Oggi, poi, magari tutto cambierà di nuovo, Fico potrebbe decidere di parlare: dire cose pesanti e provocatorie oppure acconciarsi al clima di festa ed evitare che lo scontro esca troppo allo scoperto.
I risultati – i dati delle primarie arriveranno prima delle 19, ora in cui è prevista l’incoronazione di Luigi Di Maio. Nel 2016 (sul “Non Statuto”) i voti furono 87 mila e spiccioli. Questa volta, secondo le voci ricorrenti, si dovrebbe arrivare a quota 50/70 mila al massimo. Meno della metà dei circa 140 mila “aventi diritto”. Ma era chiaro che con primarie così, con i sette candidati semisconosciuti a far da corona al vincitore designato, l’appeal del voto era ai minimi termini. Grillo ha detto in lungo e in largo che gli altri partiti mettono in piedi “rivalità farlocche” per dare pepe alle primarie, ma qui di rivalità, farlocche o meno, non ce n’erano proprio e quelle che c’erano sono state fatte accomodare fuori dalla porta.
Gli Hacker – Grillo ha detto che la valorosa piattaforma Rousseau ha respinto gli attacchi degli hacker e ha portato a termine il suo compito. Qualcuno ha spiegato, invece, che gli hacker non si sono visti e che la piattaforma ha fatto tutto da sola nel bene e nel male, compresi i pesanti rallentamenti che hanno costretto gli organizzatori di allungare le votazioni quasi di un giorno intero. In realta “La Stampa” un hacker l’ha trovato e l’ha anche intervistato. Si tratta di “r0gue_O”, uno che ha già “lavorato” su Rousseau. “r0gue_O” ha spiegato di essere entrato facilmente, ha postato diverse schermate in cui dimostra di aver votato almeno 25 volte sotto l’identità di diversi iscritti, scegliendo, pare, nomi significativi come “Davide Gatto”. L’hacker assicura che Di Maio ha vinto a mani basse e dice di aver trovato gravi errori di impostazione nella piattaforma. Alla fine “r0gue_O” diventa una specie di “certificatore” del voto grillino. Se qualcuno decidesse di “sparare” un numero di votanti più alto, l’hacker (che ha visto tutto dall’interno) potrebbe dire come sono andate davvero le cose. Fra poche ore, comunque, si saprà tutto.