I Canova fanno parte di quella generazione del cosiddetto ‘indie’ che sta sfornando giorno dopo giorno nuovi gruppi, cantautori e soprattutto successi radiofonici. E così cercano di fare anche loro con il nuovo album, ‘Vivi per sempre’, in uscita il 1 marzo. Non solo un disco, ma un “percorso d’ascolto. Non facciamo il singolone, quindi abbiamo cercato di dare una coerenza, di non ripeterci e non mettere canzoni simili, ma fare un lavoro vario”. Ecco perché hanno scelto nove brani, fra i tanti che avevano nel cassetto. A partire da quello che dà il titolo al progetto: “E’ una canzone molto pesante. L’abbiamo scelta per chiudere l’album proprio per lasciare male chi ascolta, per salutarsi male. Ma è anche l’augurio che facciamo al disco e alle canzoni”.
I Canova fanno anche parte di quella generazione e quel genere che quest’anno sono entrati prepotentemente al Festival di Sanremo: “Per noi il mondo della competizione è pericoloso. E’ un gioco ma non lo è e ne va della propria carriera. Musica e competizione secondo noi vanno sempre tenute separate, lo stesso vale per i talent. Devi essere sicuro di quello che stai proponendo, avere le spalle larghe”. Però, nonostante questo, ridendo commentano: “Abbiamo voluto la bicicletta, quindi… Sarà questione di tempismo e di momento giusto. A noi importa essere credibili, poi probabilmente capiterà”.
Intanto, il gruppo milanese pensa ai live, che sono la sua dimensione prediletta: “Ci teniamo molto. Siamo una band e l’elettricità dal vivo dà un’altra vita ai brani. Noi non siamo grandi comunicatori sugli strumenti di oggi, come i social. Ci piace di più incontrare di persona chi ci ascolta. Da quel punto di vista le esperienze del Primo maggio e dell’Alcatraz di Milano ci hanno dato tanto. Ripartiamo da lì”.