Il Comitato dell’Onu per i Diritti Umani ha adottato, nel corso della sua 134a sessione, un parere contro lo stato algerino, nell’ambito di una denuncia presentata per conto dell’ex membro del “Polisario” Mrabih Ahmed Mahmoud Adda (stabilito in Mauritania), per “rapimento, detenzione arbitraria, tortura e trattamenti degradanti e inumani”, come ritorsione per la sua partecipazione a manifestazioni contro la leadership del “Polisario”stesso.
In questo parere, la Commissione, che ha presentato una panoramica delle circostanze dell’arresto di Mrabih Ahmed Mahmoud Adda in due occasioni e una descrizione del trattamento a cui è stato sottoposto nel carcere di “Errachid”, la commissione ha respinto la contestazione dello stato algerino sull’ammissibilità di questa denuncia, contestazione basata sull’accusa verso alcuni dirigenti della fondazione “al Karama” di avere legami con ambienti terroristici (in particolare, l’appartenenza del suo avvocato Rachid Mesli al movimento “Racahad”) e sul fatto che la vittima si sarebbe adeguato alle tesi dello “stato che occupa il Sahara occidentale”.
La Commissione ha inoltre ribadito le sue preoccupazioni per la devoluzione de facto da parte dell’Algeria dei suoi poteri, in particolare giurisdizionali, al “Polisario”, sottolineando che questa devoluzione è contraria agli obblighi dello stato algerino di rispettare e garantire a tutti gli individui sul suo territorio i diritti riconosciuti dal Patto sui diritti civili e politici, prima di specificare che le vittime delle violazioni dei diritti legati al suddetto patto che vivono nei campi di tindouf sono private di un ricorso efficace davanti ai tribunali algerini.
Nelle sue conclusioni, la commissione, che “ha riscontrato che i fatti in esame rivelano una violazione da parte dello stato parte (l’Algeria) degli articoli 2, 7 e 9 del pPatto”, ha sottolineato che “l’Algeria ha l’obbligo di condurre un’indagine rapida, efficace, esaustiva, indipendente, imparziale e trasparente sulle accuse di violazione dei diritti delle vittime dei campi”, ha inoltre sottolineato che “l’Algeria ha l’obbligo di condurre un’indagine rapida, efficace, approfondita, indipendente, imparziale e trasparente sulle accuse dell’autore e di fornirgli informazioni dettagliate sui risultati di tale indagine, di perseguire, processare e punire i responsabili delle violazioni commesse e di fornirgli un adeguato risarcimento”, aggiungendo che “l’Algeria ha inoltre l’obbligo di adottare misure per prevenire violazioni simili in futuro”.
Ha inoltre ricordato che “l’Algeria si è impegnata, in conformità con l’articolo 2 del patto, a garantire a tutti gli individui che si trovano sul suo territorio e sono soggetti alla sua giurisdizione i diritti riconosciuti dal patto e a fornire un rimedio efficace ed esecutivo nel caso in cui sia stata accertata una violazione”, il comitato ha chiesto allo stato algerino “di fornirgli, entro 180 giorni, informazioni sulle misure adottate per dare seguito alle opinioni del comitato”, invitandolo a rendere pubbliche tali opinioni e a diffonderle nelle sue lingue ufficiali.