“Se Fabrizio Corona avesse detto dei 2 milioni di euro nascosti in un controsofftitto sarebbe successo di tutto. Lo avrebbero arrestato di nuovo. Sarebbe stato come ‘Apocalypse Now’“. Lo ha detto l’avvocato Ivano Chiesa, che difende l’ex re dei paparazzi insieme al collega Luca Sirotti, in un passaggio della sua requisitoria nell’ambito del processo per i 2,6 milioni di euro nascosti in parte a casa della collaboratrice Francesca Persi, in parte in due cassette di sicurezza in Austria.
Per l’avvocato Chiesa il processo a Corona, accusato di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte a carico e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione, è frutto soprattutto dei “pregiudizi” e dei “moralismi” contro il suo cliente, perché “i moralisti non ti perdonano nulla se ti ritengono l’incarnazione del male e ti vogliono eliminare”. L’ex re dei paparazzi lo scorso ottobre è stato nuovamente arrestato “davanti al figlio 14enne, manco fosse Totò Riina, trattato come un mafioso senza esserlo”, e la sua casa è stata perquisita su disposizione dei pm della Dda di Milano. I reati contestati all’ex fotografo dei vip, per Chiesa, “non esistono”, ma l’intera vicenda ruota “solamente attorno a un problema fiscale”. Quanto alla provenienza degli 1,7 milioni in contanti trovati a casa di Francesca Persi e degli 800mila euro depositati in due cassette di sicurezza in Austria, per il legale “spetta alla Procura dirci da dove arrivano”.
Il denaro “può essere di qualsiasi provenienza, noi abbiamo dimostrato che si trattava di pagamenti in nero, ma se per loro non è così lo devono dimostrare. Sono forse i soldi dello Ior?”, ha ironizzato il legale. E poco importa che quei contanti fossero tutti in tagli da 500 euro, come aveva fatto notare nella sua requisitoria il pm Alessandra Dolci. “Le discoteche e i locali dove lavorava cambiavano i soldi”, ha spiegato Chiesa, escludendo quindi che si trattasse di denaro da riciclare o di fondi prelevati dai conti di Corona e delle sue società per non pagare le tasse. “Perché – ha proseguito il legale – i soldi sono stati poi spostati in cassette di sicurezza in Austria? Perché Francesca, che era terrorizzata, mi ha fatto una capa tanta dicendo ‘li voglio spostare’ e io le ho detto ‘va bene'”. Se Corona e Persi avessero davvero voluto far sparire il “tesoretto”, ha ribadito, sarebbe bastato andare in Svizzera, cosa che non è avvenuta. L’ex re dei paparazzi e la sua collaboratrice “avevano paura del Fisco” e temevano che il denaro fosse confiscato dall’autorità giudiziaria, “cosa che puntualmente è avvenuta”.
“Se lo condannate a 5 anni non lo condannate davvero a 5 anni, lo condannate a 13 anni”, ha concluso l’avvocato Chiesa, che ha chiesto di assolvere il suo assistito. Il riferimento è ai 5 anni che Corona deve ancora scontare, pena che, se il prossimo 21 giugno la Cassazione dovesse decidere di revocarne la continuazione, potrebbe tornare di 8 anni, a cui si aggiungerebbero i 5 anni di condanna (come chiesto dal pm Dolci) in questo processo. Nel pomeriggio la parola passerà ai difensori di Francesca Persi, accusata di intestazione fittizia di beni.