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Il Mes spacca la maggioranza. Pd-Iv: Ok se i fondi sono senza condizioni. Resta il no M5S

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 Mes pomo della discordia, spacca la maggioranza dopo aver causato la frattura fra Conte e opoosizioni. Lo stesso durante l’infuocata conferenza stampa di venersì scorso lo aveva definito  “uno strumento totalmente inadeguato”, non abbiamo sottoscritto alcun prestito, di cui comunque l’Italia “non ha bisogno”. Ora, però, Pd e Italia Viva  aprono all’utilizzo del Fondo, purché senza nessuna condizionalità. Ribadisce il suo sonoro no, invece, il M5S. Nel mezzo, ancora una volta lui, il presidente del Consiglio.

 La trattativa interna alla maggioranza, in realtà, va avanti da settimane. Diversi i contatti, viene spiegato, anche con il capo politico pentastellato Vito Crimi per evitare una frattura, che – assicurano al Nazareno – non ha motivo di esistere.

 I dem non intendono alimentare polemiche, ma stare al merito. “Il Mes non esiste più. Sul tavolo c’è una linea di credito fino al 2% del Pil per le spese sanitarie – ragionano – sono circa 36 miliardi, ci rifai gli ospedali italiani, metti sù i Covid Hospital con quei soldi, non c’entra niente la Troika”. Nicola Zingaretti lo dice chiaro: “Ho fiducia nell’impegno che si sta prendendo Conte sui tavoli europei e ne attendo l’esito. Da governatore più che da segretario Pd dico: se esisterà l’uso senza condizionalità di avere dei miliardi per la nostra sanità io credo che dovremo prenderle queste risorse”. Nessun cambio di rotta, viene spiegato, rispetto alle parole pronunciate lunedì dal viceministro all’Economia Antonio Misiani che senza mezzi termini aveva assicurato: “Non utilizzeremo il Mes”. Si riferiva al vecchio Fondo Salva Stati, quello non è più sul tavolo – è la linea. Matteo Renzi, dal canto suo, non ha mai avuto dubbi: “Il Mes senza condizionalità va usato di corsa, piaccia o non piaccia ai populisti di maggioranza e opposizione. E vedrete che l’Italia userà tutto: Bce, Mes, Sure, Recovery Fund. Tutto”, scandisce.

 I pentastellati, però, non intendono cedere. No era e no resta, almeno per ora. Luigi Di Maio rievoca non a caso le parole del premier. “C’è una trattativa in corso. Uso le parole di Conte: Il Mes è uno strumento antiquato. Forse è arrivato il momento di un mea culpa europeo, l’austerity ha fatto tagli sulla spesa pubblica e questo ha indebolito la sanità pubblica”, attacca. Il confronto è serrato e andrà avanti fino al prossimo Consiglio europeo in programma il 23 aprile. I dem avvertono gli alleati: “In questo modo il M5S indebolisce Conte anche nelle altre trattative, l’Italia sarebbe da sola. Come potrebbe ottenere gli eurobond?”.

 Anche l’opposizione, in realtà, è spaccata. “Non dobbiamo assolutamente dire di no al Mes – dice sicuro Silvio Berlusconi – sarebbe un errore clamoroso rinunciare ad utilizzare i 36-37 miliardi che potremmo ottenere, senza condizioni, per sistemare il nostro sistema sanitario nazionale. Peraltro a un tasso di interesse inferiore a quelli di mercato”. Matteo Salvini e Giorgia Meloni, invece, insistono con il loro no al “furto” dell’Ue.

 Un appello ad utilizzare le risorse senza condizionalità, arriva, invece da Confindustria: “Evitiamo polemiche sui termini, che possono creare solo danni, e concentriamoci sulla sostanza delle cose mobilitando le risorse nazionali per la difesa delle imprese e del lavoro”.
 

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