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Il Papa in Campidoglio: “Roma organismo delicato. Serve cura”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Il Papa in Campidoglio. Francesco a confronto diretto, nella sala Giulio Cesare, con la sindaca Virginia Raggi e il consiglio comunale di Roma. E il discorso, inevitabilmente gira intorno alla centralità di questa grande città come centro del Cattolicesimo e crocevia di diverse culture, civiltà, religioni e modi di vivere e di pensare che sono stati accolti e integrati senza prevaricazioni.  “Da tempo – ha detto il Pontefice rispondendo al saluto della sindaca –  desideravo venire in Campidoglio per incontrarvi e portarvi di persona il mio ringraziamento per la collaborazione prestata dalle Autorità cittadine a quelle della Santa Sede in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, così come per la celebrazione di altri eventi ecclesiali. Essi, infatti, per il loro ordinato svolgimento e la loro buona riuscita hanno bisogno della disponibilità e dell’opera qualificata di voi, amministratori di questa Città, testimone di una storia plurimillenaria e che, accogliendo il Cristianesimo, è divenuta nel corso dei secoli il centro del Cattolicesimo”. 

E ancora, il Papa:  “Questa Città ha accolto studenti e pellegrini, turisti, profughi e migranti provenienti da ogni regione d’Italia e da tanti Paesi del mondo. È diventata polo d’attrazione e cerniera. Cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e quelle proprie del potere spirituale. Si può anzi affermare che, grazie alla forza delle parole evangeliche, si è qui inaugurata quella provvida distinzione, nel rispetto reciproco e collaborativo per il bene di tutti, tra l’autorità civile e quella religiosa, che meglio si conforma alla dignità della persona umana e le offre spazi di libertà e di partecipazione”.

Ma anche, da parte del Papa, quasi un monito a non permettere il degrado di Roma: “La ‘Città eterna’ è come un enorme scrigno di tesori spirituali, storico-artistici e istituzionali, e nel medesimo tempo è il luogo abitato da circa tre milioni di persone che qui lavorano, studiano, pregano, si incontrano e portano avanti la loro storia personale e familiare, e che sono nel loro insieme l’onore e la fatica di ogni amministratore, di chiunque si impegni per il bene comune della città. Essa è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinato e vivibile, perché tanto splendore non si degradi, ma al cumulo delle glorie passate si possa aggiungere il contributo delle nuove generazioni, il loro specifico genio, le loro iniziative, i loro buoni progetti”.

“Il Campidoglio, insieme alla Cupola michelangiolesca e al Colosseo, che da qui si possono vedere, – ha aggiunto Francesco – ne sono in un certo senso gli emblemi e la sintes. Infatti l’insieme di queste vestigia ci dice che Roma possiede una vocazione universale, portatrice di una missione e di un ideale adatto a valicare i monti e i mari e ad essere narrato a tutti, vicini e lontani, a qualsiasi popolo appartengano, qualsiasi lingua parlino e qualunque sia il colore della loro pelle. Quale Sede del Successore di San Pietro, è punto di riferimento spirituale per l’intero mondo cattolico. Ben si spiega perciò che l’Accordo di Revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede – di cui quest’anno si celebra il 35° anniversario – affermi che ‘la Repubblica Italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità'”.

Poi, da parte del Papa, in un certo senso cittadino romano, anche l’appello alle autorità nazionali affinché chi deve governare Roma non sia lasciato solo: “La peculiare identità storica, culturale e istituzionale di Roma – ha detto il Papa –  postula che l’Amministrazione capitolina sia posta in grado di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse. Ancora più decisivo, però, è che Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia, che sappia anche nelle mutate circostanze odierne essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune”.

Virginia Raggi – E la sindaca, poco prima, visibilmente emozionata, aveva centrato il suo saluto sugli stessi argomenti: “Santità, pochi istanti fa ha potuto ammirare le antiche vestigia di questa città che testimoniano la millenaria storia che essa custodisce quale incomparabile preziosa eredità che abbiamo ricevuto dai nostri padri e che abbiamo l’onore di trasmettere ai nostri figli. Ed è proprio pensando alle future generazioni che quotidianamente ci impegniamo per far sì che Roma occupi il posto che le compete, per renderla sempre più metropoli aperta e plurale. L’immagine del colonato berniniano, non solo simbolicamente, rappresenta la vocazione di Roma: le braccia sono sempre aperte al mondo. Roma, città aperta, città del multilateralismo e del multiculturalismo. Roma ospita le rappresentanze diplomatiche di tutto il mondo con le quali è vivo un rapporto di confronto e dialogo costante”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel suo saluto a papa Francesco nell’aula Giulio Cesare. “Un rapporto che viene consolidato attraverso numerose iniziative di interrelazione tra le quali a breve – mi preme sottolineare con orgoglio – ci sarà, proprio qui a Roma, la nuova sede dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo. Auspico che tale iniziativa possa contribuire a rafforzare fruttuosamente i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo, tra la nostra Europa e i giovani Stati del continente africano”.

E ancora: “Santità, benvenuto. E grazie per la straordinaria attenzione che rivolge a Roma. È un onore per me accoglierla in Campidoglio ed è con profonda e sincera emozione che Le do il benvenuto in quest’Aula, a nome di tutti cittadini di Roma. Siamo onorati della Sua presenza e pronti ad ascoltare il messaggio che Ella vorrà rivolgerci. Noi tutti Le siamo riconoscenti per la rilevanza che Ella attribuisce al suo essere Vescovo di Roma. Lo testimoniano anche le prime parole che Ella pronunciò dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, quando salutò Roma e il mondo dando inizio al suo pontificato. E la Sua presenza qui ne è la chiara, ulteriore, tangibile prova. Grazie”. 

 “L’attenzione verso i più deboli significa anche avere riguardo per i più giovani che erediteranno ciò che noi seminiamo oggi. Roma accoglie il suo appello: il progresso economico e sociale avviene anche attraverso il rispetto dell’ambiente”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel suo saluto a papa Francesco nell’aula Giulio Cesare.

 “In questa splendida giornata il Colle Vaticano e quello Capitolino si stringono in un reciproco abbraccio affettuoso. Oggi siamo al di qua del Tevere e, come Ella ebbe a dire in un suo chirografo pubblicato il 23 giugno 2017, nel libro ‘Oltretevere’, il fiume ‘non è una barriera che divide, ma una possibilità per comunicare..’ e ancora ‘lo stesso Tevere sfocia infatti nel più vasto mare e come il fiume porta acqua al mare, così le Istituzioni esistono per servire la famiglia umana e la dignità irripetibile e trascendente di ciascuna persona’”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel suo saluto a papa Francesco nell’aula Giulio Cesare

 “La città si onora di avere un rapporto speciale e unico con Papa Francesco. Non sfugge ai cittadini di Roma la Sua devozione alla “Salus Populi Romani”, che Ella venera alla partenza e al ritorno dai suoi viaggi apostolici, quando lascia la città per portare al mondo il suo alto messaggio pastorale. Le siamo grati per voler dedicare, nei venerdì della Misericordia, le Sue attenzioni ai quartieri periferici e alle strutture seguite da associazioni benefiche”. 

 “Non sfugge a nessuno di noi l’impegnativo compito che spetta a chi è stato chiamato ad amministrare questa antica e gloriosa Città. Ci siamo impegnati fin dal primo momento e continuiamo con costanza, per affermare i principi di giustizia e la salvaguardia della dignità di tutti, nel rispetto delle diversità culturali e religiose. Nessuno deve rimanere indietro”. Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, nel suo saluto a papa Francesco nell’aula Giulio Cesare.”Siamo certi che Ella non si stancherà mai di pregare e operare per il bene di questa comunità che l’ama profondamente – ha aggiunto – Santità, nel ringraziarLa per la sua instancabile e costante opera pastorale, Le assicuro che La ascolteremo nella consapevolezza della responsabilità che deriva dal ruolo istituzionale che abbiamo l’onore e l’onere di ricoprire”.

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