Giuseppe Marotta proverà a fare all’Inter quello che ha fatto per otto anni alla Juventus, mettendo insieme sette scudetti, quattro Coppe Italia, tre Supercoppe e due finali di Champions League. Conviene non azzardare pronostici, l’avventura è difficile e l’uomo è piegato dalla rottura con la società bianconera.
Quando è arrivato a Torino nel 2010, passeggiando sulle ceneri della gestione fallimentare di Cobolli Gigli e Blanc, era una scommessa. Le società nelle quale aveva lavorato erano di profilo basso o medio, la Juventus sembrava per lui una montagna troppo impervia da scalare. Invece Marotta, poco alla volta, ha capito cosa significasse sedere alla scrivania di amministratore delegato del club più prestigioso d’Italia: ci ha messo quasi un campionato a entrare in sintonia con un ambiente esclusivo e complicato da frequentare. Però ha imparato, perché non è fesso e perché possiede lo spirito del camaleonte. Sa adattarsi agli uomini prim’ancora che alle situazioni.
Se adesso è all’Inter, cooptato da Mr Suning, lo deve alla Juventus: per cosa ha imparato, per cosa ha saputo assorbire dal sodalizio della Continassa, per il know-how che ha arricchito a dismisura il suo curriculum vitae di dirigente provinciale. E’ la ragione per la quale, il Camaleonte, non ha aperto bocca di fronte al licenziamento che gli ha propinato Andrea Agnelli a fine settembre, sorprendendo tutti, lui per primo. Nella valutazione dei costi e dei benefici, Marotta ha avuto dalla Juventus più di quello che ha dato: che, comunque, non è stato poco. Anzi, è stato tantissimo.
A Milano – che non ha mai smesso di frequentare – troverà un ambiente diverso, degli uomini diversi, le medesime ambizioni. Però non avrà più Fabio Paratici al suo fianco, il vero talent bianconero, uno straordinario conoscitore di calcio a tutte le latitudini. Paratici vedeva e sceglieva, Marotta gestiva, Agnelli santificava con l’ultima parola: funzionava così, alla Juventus. Ora vedremo cosa saprà fare, se esporterà il medesimo modello, se farà di testa sua. Ultimamente, chi lo frequentava a Torino era solito descriverlo un po’ giù di carrozzeria, quasi stanco, irriconoscibile nella gestione dei rapporti umani. La vacanza coatta sicuramente gli avrà giovato. Soprattutto nei rapporti umani.