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Istat, 7,3 milioni di poveri, ma il Paese continua a migliorare

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In Italia il 12,1% delle persone, circa 7,3 milioni di esseri umani, vive in condizioni di grave deprivazione e di forte disagio economico. È quanto emerge dal rapporto ‘Noi Italia’ di Istat, che ha analizzato i dati relativi al 2016. La percentuale è aumentata rispetto all’anno precedente, quando era pari all’11,5%. I picchi si raggiungono in alcune regioni del Meridione, in particolare in Sicilia (26,1%) e Campania (25,9%).

Il quadro dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali italiani delinea, però, un Paese “in netto miglioramento in molti ambiti”. Secondo l’istituto di statistica, restano tuttavia alcuni punti di debolezza per i quali l’Italia non sarebbe sempre in linea con la media dei Paesi dell’Ue. Nonostante i progressi realizzati non si è, infatti, colmato il divario riguardo la performance del sistema produttivo nel suo complesso e, malgrado i molteplici segnali positivi, permane forte il ritardo in diversi campi, come mercato del lavoro, istruzione, formazione e conoscenza in generale. A livello territoriale, però, il Centro-Nord ha recuperato il terreno perso negli anni della crisi, con un tasso nel caso del Nord-Est anche più elevato di quello medio europeo nel 2016, mentre il Mezzogiorno è “ancora lontano dal superare il valore del 2008, con un tasso che occupa l’ultima posizione nella graduatoria dell’Ue”. L’Italia riveste, però, un ruolo di primo piano tra i Paesi dell’Unione in alcune aree, come quelle dell’agroalimentare e del turismo.

E continua, nel 2016, la riduzione del numero delle imprese, che passano a poco più di 60 ogni mille abitanti, dal 66,1 del 2007.  Il Belpaese, tuttavia, si conferma tra i primi 10 in Europa per densità di attività produttive. Tra i principali partner, Germania, Francia presentano valori più bassi della media dell’Ue28 (45,8) mentre la Spagna la supera leggermente (53,1). In aumento, invece, la competitività delle imprese italiane che producono mediamente circa 128 euro di valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo del lavoro unitario.

La spesa pubblica in istruzione, nel 2016, incide sul Pil per il 4% a livello nazionale. L’Istat spiega che si tratta di un valore più basso di quello europeo, pari al 4,9%, tanto che l’Italia occupa il terzultimo posto insieme alla Bulgaria.

L’aspettativa di vita dei cittadini italiani (82,4) nel 2016 è fra le più alte d’Europa, occupa il secondo posto per gli uomin (80,6)i e il quarto per le donne (85). La speranza di vita, sottolinea l’istituto di statistica, occupa il secondo posto europeo per gli uomini e il quarto per le donne. Tuttavia, il valore nasconde disuguaglianze territoriali. In particolare, il Mezzogiorno è in svantaggio di circa un anno rispetto al resto del Paese, “che diventano circa tre considerando gli estremi della provincia autonoma di Trento (valore più alto) e la Campania (valore più basso)”,

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