Prima visita italiana per Giuseppe Conte alla Casa Bianca. Il premier italiano sarà infatti a Washington oggi, lunedì 30 luglio, per incontrare il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con cui avrà intorno alle 12 (ore 18 in Italia) nello Studio Ovale un tête-à-tête, a cui seguirà la conferenza stampa congiunta. La visita a Washington è l’occasione per rinnovare i profondi e storici legami di amicizia tra il popolo statunitense e quello italiano, per rinsaldare una relazione fondamentale per la sicurezza e la stabilità internazionale nei principali teatri – quali il Mediterraneo, l’Iraq e l’Afghanistan – e per intensificare la cooperazione tra i due Paesi nell’ottica della crescita economica di entrambi. Sul tavolo anche dossier ostici, su cui Italia e Stati Uniti non hanno una comune convergenza di posizioni: tra questi i Dazi, passando per i rapporti con la Russia, con gli alleati Nato e con l’Unione europea.
Rapporti commerciali nell’era dei Dazi – Il commercio internazionale tra Italia e Stati Uniti è sempre stato piuttosto elevato e i due paesi sono stretti partner commerciali. Il mercato Usa è il terzo di sbocco per le esportazioni italiane, ed è ulteriormente cresciuto negli ultimi anni, ricevendo nel 2017 il 9% del valore complessivo delle merci esportate italiane. Nel 2017, le esportazioni italiane di beni negli Stati Uniti valevano più di 40 miliardi di euro, mentre le esportazioni di servizi ammontavano a oltre 9 miliardi di euro. Anche nei primi sei mesi del 2018 le esportazioni italiane verso gli USA hanno mostrato segni di crescita sostenuta, trainate soprattutto dalla cantieristica navale. Il principale settore di esportazione per l’Italia verso gli Stati Uniti è rappresentato dai veicoli di trasporto, che rappresentano nel 2017 quasi un quarto dell’intero export. Questo include ovviamente il settore auto, primo prodotto esportato, minacciato anche questo dai dazi, anche se per il momento sospesi dalle trattative in corso. Per il momento la guerra commerciale avviata da Trump con i dazi sembra non coinvolgere i principali settori esportatori italiani, ma questo non significa che le esportazioni italiane non saranno influenzate nel medio termine. L’introduzione delle tariffe da parte degli USA e le inevitabili rappresaglie, la sfiducia nell’attuale sistema di regole supervisionato dall’Wto e il conseguente alto livello di tensione e incertezza sugli sviluppi futuri, anche senza specifici ostacoli ai settori esportatori italiani, potrebbero scoraggiare l’internazionalizzazione di molte imprese, in particolare di piccole e medie dimensioni.
Il ruolo della Nato e i rapporti con la Russia – I temi atlantici molto probabilmente faranno da padrone durante l’incontro tra Trump e Conte, che ha nelle ultime settimane ha praticamente evidenziato una convergenza del governo verso le posizioni degli Usa sui temi legati all’Alleanza Atlantica. La posizione di Roma, critica verso l’Europa e favorevole a un riavvicinamento a Mosca, appare molto vicina a quella di Washington e offre alla Casa Bianca spazi d’azione sia per accentuare l’isolamento della Germania in Europa, sia per aprire spazi di dialogo con il Cremlino al di là della pastoie del ‘Russiagate’. Altro aspetto di interesse è l’impegno dell’Italia nei maggiori teatri di guerra come la Libia, il Libano, l’Afghanistan e Iraq. Sommata agli altri impegni assunti a livello Nato, Ue o bilaterale, questa presenza significa circa 6.000 uomini schierati, attualmente, in 32 missioni di diverso genere in Asia, Africa, Medio Oriente ed Europa. La portata di questo impegno è stata riconosciuta da Washington, in particolare rispetto alla Libia e al Medio Oriente, e contribuisce in qualche modo a ridimensionare le critiche che la Casa Bianca ormai da tempo rivolge allo scarso impegno dell’Europa in materia di sicurezza comune. L’Italia è inoltre, oggi, fra gli alleati più vicini alle posizioni statunitensi per quanto riguarda la definizione delle priorità che la Nato dovrebbe perseguire. Le note critiche rivolte da Trump alla Nato ‘obsoleta’ e troppo legata alle logiche della guerra fredda rispecchiano, infatti, nella sostanza, le posizioni di Roma, che da tempo – e con diversi esecutivi – invita a un maggiore coinvolgimento dell’Alleanza nel campo della lotta al terrorismo e per la sicurezza del fronte sud, ridimensionando l’attenzione sinora prestata agli alleati orientali e ai loro timori per una possibile minaccia russa.