Passata la legge elettorale con i suoi pesanti strascichi politici, c’è un altro tema sul quale il governo Gentiloni ha preso impegni e che, se andasse a buon fine, potrebbe aiutare (paradossalmente con l’aiuto dei verdiniani) a migliorare i rapporti (oggi ai minimi termini) nel centrosinistra. E’ la questione dello Ius soli, il provvedimento per dare la cittadinanza ai giovani nati in Italia da genitori stranieri, che hanno frequerntato le scuole italiane e nella nostra cultura vivono e vogliono vivere. L’impegno del governo è di portare a casa la legge entro la fine della legislatura, cosa che fino a qualche settimana fa pareva addirittura impossibile e che, adesso, proprio dopo il voto (tanto criticato da Mdp e sinistra in genere) sul Rosatellum Bis sembra diventata praticabile.
Sulla cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia c’è da oggi la convergenza del gruppo di Ala. Denis Verdini ha assicurato che lui e i suoi senatori sono pronti a votarlo “anche domani”, così come hanno detto ‘sì’ in tempi non sospetti a unioni civili e stepchild adoption. Con “una maggioranza certa”, il capogruppo dei Dem Luigi Zanda non vedrebbe male l’eventuale decisione del governo di porre la fiducia. Possibilità auspicata dalla stessa relatrice Marilena Fabbri.
Ma l’ipotesi spacca l’arco parlamentare. Per Maurizio Gasparri, di Forza Italia, si tratterebbe di “suicidio politico” e anche Renato Brunetta ci vede un atto “divisivo”, proprio ora che la concordia è stata ritrovata sulla legge elettorale. Dura anche la Lega con il vicepresidente Roberto Calderoli che minaccia: “Prima dovranno passare sul mio cadavere”. E il segretario Matteo Salvini che in un tweet sottolinea come l’Italia con le 202 mila cittadinanze concesse nel 2016 sia il Paese “più generoso”: “Chi vuole lo Ius soli odia gli italiani”, sentenzia.
Per la presidente di Fdi Giorgia Meloni la fiducia “sarebbe un atto indegno”. Anche l’ex alleato del Pd, Alternativa popolare, si smarca. “Voglio dire chiaramente al Pd che ci ritenta anche oggi che la fiducia sullo ius soli se la scorda. Ap non la voterà mai”, twitta il coordinatore Maurizio Lupi.
D’accordo invece le sinistre. “Se mettono la fiducia sullo Ius soli noi la votiamo”, assicura il leader Mdp Pier Luigi Bersani. Anche con Denis Verdini? “Ah fatti suoi – risponde – non è da un po’ che lo diciamo”. Nei prossimi giorni ripartirà anche la staffetta del digiuno ‘Non è ai troppo tardi’ organizzata dai senatori Pd Luigi Manconi e Elena Ferrara.
La priorità concessa allo Ius soli – anche questo già passato alla Camera ma in stallo al Senato – è probabile faccia slittare – dunque naufragare – la legge sul biotestamento. Dopo la sessione di bilancio, infatti, non resterà molto tempo per discutere e votare entrambi i provvedimenti prima dello scadere naturale dell’esecutivo nel 2018. Il biotestamento è stato approvato a Montecitorio il 20 aprile, ma a palazzo Madama è rimasto fermo cinque mesi in commissione Sanità, bloccato da oltre 3mila gli emendamenti e da richieste di audizioni di esperti.
A fare ostruzionismo alla legge che riconosce il diritto di rifiutare nutrizione e idratazione artificiale e che vieta l’accanimento terapeutico sono i partiti di Centro, Forza Italia e Lega. Favorevoli, invece, Pd, le sinistre e M5S. Ma per applicare il cosiddetto ‘canguro’ e abbattere il numero delle proposte di modifica, il presidente del Senato Pietro Grasso ha detto che occorre prima calendarizzare la legge in aula. Per denunciare il pantano in cui è finito il provvedimento c’è anche un appello dei quattro senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia