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Juve supera Chievo 2-1: Allegri si aggrappa alla magia di Pjanic

Mercato Barcellona 21 giugno
Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Si chiama Miralem Pjanic l’uomo che ha spostato gli equilibri della sfida pelosissima contro il Chievo, sfida capace di avvitarsi su se stessa e quindi di complicarsi abbastanza dopo uno sviluppo nettamente favorevole alla Juventus. La punizione del bosniaco, che fino a quell’istante era stato come al solito indisponente, ha rimesso in corsa i bianconeri e ristabilito le distanze da chi insegue in classifica. Soprattutto ha ‘tolto il tappo’ ai campioni d’Italia che, infatti, in un quarto d’ora si sono scatenati e hanno costruito altre tre palle-gol enormi, regalando la sensazioni di essere tornati uno schiacciasassi.

Non è stata bellissima, la Juventus, ma per lo meno è stata a lungo martellante nella sua azione offensiva contro un Chievo, tra l’altro, votato più che altro alla religione della difesa e delle ripartenze. E, pure, molto determinata a scrollarsi di dosso le ruggini di una settimana assai polemica. Allegri non si è inventato nulla di nuovo, insomma ha continuato ad affidarsi al 3-5-2: e se per caso avesse avuto idee rivoluzionarie in testa, l’infortunio di Barzagli dopo quattro minuti (contusione alla spalla, uscita in barella) lo ha costretto a rischiare il convalescente Bonucci e a tenere per altre circostanze le eventuali diavolerie tattiche.

Va da sé che dopo una ventina di minuti di studio, la Juventus ha preso poco alla volta il sopravvento sull’avversario, ha cominciato a dare pressione alle proprie manovre e a creare opportunità per segnare. Due sono capitate a Mandzukic (tiro alto al 28′, testata fuori misura al 36′) e una a Higuain (42′), arricchite da un paio di conclusioni dalla distanza di Hernanes e Cuadrado. Questo per sottolineare come la supremazia bianconera sia stata palese e come il pareggio all’intervallo non rispecchiasse quanto si era visto in campo. Anche perché il Chievo si è preoccupato per lo più di chiudere gli spazi e di fare densità a centrocampo, sacrificando il attacco il solo Floro Flores. Ma la sensazione che con un atteggiamento eccessivamente rinunciatario la Maginot di Maran sarebbe caduta ha cominciato a prendere consistenza.

Non a caso, dopo 8 minuti della ripresa è stato proprio Mandzukic a spezzare l’equilibrio del match, innescato da un passaggio in profondità di Cuadrado, l’uomo a cui i bianconeri in questo momento non possono rinunciare. Il colombiano garantisce velocità e imprevidibilità alle azioni, la ‘medicina’ per ovviare all’orizzontalità esasperata del gioco. La prestazione volitiva di Manduzkic ha reso marginale la presenza del Pipita, che ha toccato pochi palloni ed è stato meno letale del solito. E, sempre come al solito, la partecipazione di Pjanic si è rivelata insufficiente e impalpabile, sia nella posizione di trequartista (con il Lione), sia in quella da interno di centrocampo (a Verona): al netto, ovviamente, della punizione telecomandata che ha riportato la Juventus in vantaggio. Ma un colpo di biliardo non può cancellare tutto il resto.

Le reazione del Chievo allo svantaggio ha prodotto l’occasione di Castro (miracoloso Buffon) e il rigore del pareggio, che si è procurato e ha trasformato Pellissier, entrato al posto di Izco, alla gara numero 400, alla rete numero 99. L’occasione di Castro e il penalty di Pellissier hanno visto in Lichtsteiner il protagonista negativo. Correva il minuto 21′ del secondo tempo e Pjanic doveva ancora ricordarsi di chi era e di cosa era capace di fare. La memoria gli è tornata alla mezz’ora, con una traiettoria incredibile e imparabile. Intorno a quel capolavoro balistico, i campioni d’Italia hanno avuto altre due chance colossali per allargare il perimetro del succcesso, con Sturaro e Cuadrado. Una rete in più ci sarebbe stata.
 

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