Più che i consumi, a crescere in Italia sono le disuguaglianze. E’ quanto emerge dal rapporto Istat sulla spesa delle famiglie nel 2017, che vede l’ammontare medio mensile attestarsi a 2.564 euro al mese per nucleo familiare, con un progresso dell’1,6% sul 2016 che non basta a riportare la cifra sopra i livelli del 2011 – anno che aveva preceduto un biennio di forte contrazione conclusosi con un calo complessivo del 6,4% -, quando il dato era stato pari a 2.640 euro. Cifre, quelle diffuse oggi, che allarmano prima di tutto i titolari di punti vendita, soprattutto considerando che con la ripresa dell’inflazione l’incremento della spesa in termini reali ha subito un rallentamento.
“L’Istat conferma quello che abbiamo sempre sostenuto: la ripresa dei consumi delle famiglie sta rallentando di nuovo. E anche le prospettive del 2018, almeno a giudicare dalle vendite registrate nella prima metà dell’anno, non sono convincenti”, è l’allarme lanciato da Confesercenti, “a questi ritmi ci vorranno almeno altri due anni per tornare ai livelli di spesa registrati prima della crisi”. Un passo decisamente lento, spiega l’associazione, per sperare che possa arrestarsi l’emorragia di esercizi commerciali iniziata nel 2012 e che nel solo 2017 ha visto sparire 10mila negozi, circa 25 al giorno.
Se i commercianti sono preoccupati, non è ottimismo quello che si respira dallìaltra parte del bancone. “Niente di buono”, sintetizza per l’Unione Nazionale Consumatori il presidente Massimiliano Dona, evidenziando come i dato mostrino “la solita media del pollo tra chi è benestante e con la fine della recessione ha deciso di riprendere a spendere e chi non riesce ad arrivare alla fine del mese, che è sempre più in difficoltà e lasciato solo”. La spesa mensile del decimo di famiglie con i minori consumi, in effetti, è calata del 5%, mentre quella del decimo che spende di più è aumentata del 4,2%.
Il tutto in un quadro caratterizzato da forti disparità territoriali: basti pensare allo scarto tra i 3.051 euro di spesa mensile delle famiglie lombarde e i 1.807 euro di quelle calabresi. Ma non solo: le famiglie di soli stranieri risultano spendere in fatti 945 euro in meno di quelle di soli italiani, un dato solo in lieve miglioramento rispetto ai circa mille euro di distanza del 2016. “Il governo deve porre all’ordine del giorno la questione ‘consumi’, adottando con urgenza provvedimenti in grado di sostenere la spesa e aiutare il commercio”, auspica Carlo Rienzi per il Codacons, lanciando a nome dell’associazione un appello ai vicepremier Di Maio e Salvini affinché “introducano le attese liberalizzazioni nel settore del commercio, abrogando i saldi di fine stagione oramai inutili e obsoleti e intervenendo sugli sconti che devono essere liberi e applicabili tutto l’anno”.