“L’incertezza politica dà anche origine a rischi di attuazione delle riforma o alla possibilità di riorientamenti delle politiche, anche nel contesto delle elezioni imminenti o delle loro conseguenze immediate in diversi Paesi”. Lo afferma il Fmi nel suo World Economic Outlook citando Brasile, Colombia, Italia e Messico.
Il Fondo monetario vede una piccola accelerazione del Pil italiano e stima una crescita dell’1,5% nel 2018 e dell’1,1% nel 2019, ritoccando la previsione di quest’anno in leggero rialzo di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio. Se si esclude il Giappone, l’economia del Belpaese è quella che cresce meno tra i Paesi del G7.
La ripresa economica globale iniziata verso la metà del 2016 “è diventata più ampia e più forte”. Il Fmi stima una crescita globale del 3,9% quest’anno e il prossimo, dopo il +3,8% del 2017. Si tratta di previsioni invariate rispetto allo scorso gennaio, ma in crescita dall’ottobre del 2017 quando gli economisti del Fmi prevedevano un incremento del Pil globale del 3,7% sia per il 2018 sia per il 2019. Il Fondo, spiega il Weo, “prevede che il gruppo delle economie avanzate continui a espandersi oltre il suo potenziale di tassi di crescita quest’anno e il prossimo prima di decelerare, mentre la crescita nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo accelerererà prima di stabilizzarsi”.
La disoccupazione in Italia resterebbe vicina all’11% anche nel 2018, e dovrebbe calare al 10,9%, dall’11,3% del 2017, per poi scendere ulteriormente al 10,6% nel 2019. “In Italia – scrivono gli economisti del Fondo -, una riforma delle contrattazioni per il salario consentirebbe una maggiore flessibilità a livello di impresa e dovrebbe aiutare ad allineare i salari con la produttività”.
In Italia, così come in Spagna, “gli alti indici del debito sovrano e le tendenze demografiche sfavorevoli richiedono un miglioramento del saldo primario strutturale per porre il debito in una decisa posizione di calo”. Più in generale, il Fondo sottolinea che “nell’area dell’euro, diversi Paesi hanno esaurito il proprio spazio fiscale e dovrebbero gradualmente consolidarsi in un modo il più possibile favorevole alla crescita e uniforme per ricostruire i buffer” di sicurezza. L’istituto internazionale con sede a Washington tira le orecchie anche alla Germania, che dovrebbe investire di più dato il suo surplus.
“La Germania – dichiara il Weo – ha uno spazio fiscale che dovrebbe essere utilizzato per aumentare gli investimenti pubblici in aree che innalzerebbero la crescita potenziale migliorando la produttività e aumentando la partecipazione della forza lavoro delle donne e proveniente recente immigrazione”. Secondo il Fmi, una maggiore mole di investimenti tedeschi – in aree che includono il potenziamento dell’infrastruttura digitale, l’assistenza all’infanzia e programmi di doposcuola, nonché la formazione e l’integrazione dei rifugiati nel mondo del lavoro – “faciliterebbe il riequilibrio della domanda all’interno dell’area valutaria comune”.