Tra M5S e Rousseau i ferri sono sempre più corti. L’ultimo scontro, indiretto, va in scena mentre Giuseppe Conte è in assemblea con i deputati (quasi 7 ore) per ascoltare le proposte sul ‘neo-Movimento’. In contemporanea Davide Casaleggio è in televisione, ma non si sottrae alle domande sui rapporti con i Cinquestelle. Il mix è esplosivo: “A pensare male si fa peccato, ma… com’era la frase di Andreotti? Io spero che il motivo di mettere in difficoltà finanziarie Rousseau non sia quello di mettere sul piatto le regole che hanno sempre caratterizzato il Movimento 5 Stelle”, come “terzo mandato o le candidature dal basso”. La replica arriva a stretto giro di posta, ma è Vito Crimi a rintuzzare il colpo: “Se queste affermazioni sono state fatte davvero, e mi auguro di no, sarebbero non solo false, ma diffamatorie e misere”.
Aprendo l’incontro con i portavoce alla Camera, l’ex premier aveva dato qualche piccola indicazione sul lavoro che sta portando avanti. Specificando: “Siamo un partito o un movimento? Non ci interessa un fico secco, dobbiamo organizzarci in forma light”. Un’affermazione che non piace ad un ex di lusso come Nicola Morra: “Questa non è una rifondazione, un’evoluzione, ma una regressione”. Né al figlio del co-fondatore, che proprio domani ricorderà il padre Gianroberto durante l’evento #Sum 2021, che aprirà con Alessandro Di Battista. Per Davide Casaleggio quella della forma-partito “non è la direzione giusta”. Ed è proprio questo uno dei motivi di attrito più forti con gli attuali vertici pentastellati, anche se, usando un’analogia con le navi nella tormenta, pensa ancora che sia “utile” virare nella direzione corretta “per evitare di imbattersi nella tempesta” ed essere costretti a “ricorrere alle scialuppe”.
Le onde, però, sembrano troppo alte per immaginare un ritorno in porto. Lo si capisce dal tenore di alcuni interventi in assemblea con Conte. Ad esempio quello del capogruppo alla Camera, Davide Crippa: “Abbiamo 7,4 milioni di euro bloccati sul conto corrente delle restituzioni, perché Rousseau non ci fa votare. Volevo ricordarlo a tutti”. E anche l’ex premier prova a districarsi, esprimendo la volontà di non avere “l’onere di decidere su Rousseau”, in quanto “ultimo arrivato”. Conte ascolta, prende appunti ma è consapevole che bisogna “affrettare il processo” di ‘rifondazione’, perché “ci sono elezioni a breve e dobbiamo essere pronti”. Servirà un voto della base, però. E anche in futuro una piattaforma digitale che risponda al M5S, anche se privata, non sarà un tabù. Purché la gestione politica resti in seno al Movimento.
Il futuro leader prende nota dei vari interventi, come quello di Vincenzo Spadafora, che in assemblea gli dice: “Noi ci fidiamo di te, tu devi fidarti di noi”. Col ‘tu’, come chiede di fare a tutti i parlamentari, che rispondono con entusiasmo a questa offerta di ‘confidenza’. Ma Conte non svicola: “Avrei potuto fare altro, invece mi metto in gioco perché ho fiducia in voi”. Vuole un radicamento sui territori, rilancia la formazione e l’importanza di avere una scuola politica, esortando i suoi: “Dobbiamo aggiornarci sia a livello nazionale che internazionale”. Non nomina le correnti, stavolta. Ci pensano big come Alfonso Bonafede, che ribadisce un secco no alle “logiche di potere”. L’ex capo del governo spiega che la “Carta dei valori sarà la premessa indispensabile per poter partecipare e aderire al Movimento”, perché non devono più esserci “iscrizioni al buio”. E pensa a una “rivisitazione” le 5 stelle, invito colto al volo da Angelo Tofalo che propone di inserire “la sicurezza”, ma “nella sua accezione più ampia”.
Conte, poi – dopo aver ricevuto la visita inattesa del presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, nel bel mezzo della videoconferenza -, lascia una porta aperta al dialogo su temi scottanti come il terzo mandato, spiegando che ci sarà spazio per parlare di argomenti non all’ordine del giorno. Ma ribadisce che gli “esperti che non hanno capacità politica non vanno da nessuna parte e viceversa”. Magari aspetta contributi nella nuova casella di gmail aperta proprio per avere le risposte al vademecum-questionario consegnato a senatori e deputati prima degli incontri. Che proseguiranno con eurodeputati, consiglieri regionali e amministratori locali. Perché, per dirla con le parole dell’ex premier, il tavolo di confronto è aperto. In sede permanente.