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M5s, ex 5 stelle Orellana: “Multa 100mila euro? Dovrebbero pagarla a me”

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Nuove regole nel M5s, fra cui una multa da 100mila euro per i parlamentari “voltagabbana venduti al miglior offerente” che cambiano gruppo in Parlamento? “Di Maio ha molta fantasia. La multa è del tutto illegale. Ma allora, se chi decide di cambiare gruppo deve pagare la multa, anche chi decide per un senatore o un deputato di fargli cambiare gruppo espellendolo, come è stato fatto a me, dovrebbe pagarla. A questo punto i 5 stelle facciano una colletta e mi diano 100mila euro”. È la battuta provocatoria, ma neanche troppo, del senatore Luis Alberto Orellana, membro del Gruppo parlamentare per le Autonomie-Psi-Maie a Palazzo Madama, che nel 2013 fu eletto nella fila del M5S da cui poi fu espulso nel 2014.

Intervistato da LaPresse Orellana commenta la svolta interna dei 5 Stelle che lo stesso candidato premier pentastellato Luigi Di Maio ha definito nuove regole di “un movimento che si sta attrezzando per andare al governo”.

Senatore Orellana il suo è un richiamo alla coerenza rivolto ai grillini?

“Ho visto che nel cambio regole del M5s c’è anche l’apertura del movimento alle candidature di chi non è iscritto e viene dalla società civile. Quindi chi è ricco di famiglia può pagare 100mila euro e se vuole esce dal Movimento, chi invece entra non da indipendente e non dispone di quella somma e nel corso della legislatura entra in disaccordo coi 5 Stelle di Di Maio, deve restare nel loro gruppo parlamentare? Anche se è scontento e non vota in conformità? Allora i grillini cosa fanno? Lo espellono, come hanno fatto con me, perché considerato ‘dissidente’?”

Ma non non si può negare che il problema del trasformismo politico in Italia esiste. Di Maio dice basta all’assenza del vincolo di mandato. E lei?

“Il punto non è avere delle regole che bloccano e vincolano i singoli parlamentari. Si è lavorato in Senato su questo con un percorso serio e regionevole, per evitare il proliferare di gruppi, anche se non è questo il grande problema dell’italia. Si è lavorato per un cambio di regolamento parlamentare cui i M5S peraltro hanno partecipato attivamente. Ora però siccome i 5 stelle sono in campagna elettorale allora parlano di soldi per solleticare gli elettori, accusando gli altri di fare politica per denaro. La maggior parte di chi ha cambiato gruppo lo ha fatto per scelte politiche”

Dove sta per lei l’incoerenza grillina?

“Vedo molta incoerenza quando Luigi Di Maio dice che se alle elezioni di marzo dovesse avere la maggioranza relativa farà un programma e chiederà chi ci sta al suo appello. Ma anche i parlamentari non eletti nei 5 stelle che rispondessero al suo appello verrebbero in qualche a mancare alle promesse fatte ai loro elettori per farsi eleggere. Siamo al paradosso che se uno cambia gruppo per favorire i grillini va bene, invece se succede il contrario allora devono scattare le sanzioni. I parlamentari non devono avere vincolo di mandato, lo dice la Costituzione: non per lasciarli fare ciò che vogliono ma perchè è importante che le persone siano libere, non dei soldati rigidamente collegati al gruppo. Perché questa non sarebbe democrazia”

Anche la regola ‘1 vale 1’ sembra tramontare nel M5s con Di Maio che avrà l’ultima parola, che ne pensa?

“Un cambiamento epocale rispetto a quando entrai io nel Movimento dove 1 valeva 1 e non c’era un capo politico e Grillo era il megafono dei 5 stelle per il suo passato e sue doti di comunicazione. Io allora lo interpretavo come assenza di poteri di veto e di cordate. Di Maio oggi è stato investito in modo medioevale. E adesso decide anche le candidature, come nei partiti tradizionali, ma a differenza dei partiti che hanno primarie e congressi e forme di selezioni democratiche, nei 5 stelle io questa democrazia non la vedo. Anzi vedo un rischio di una regressione clientelare interna”

Lei quando fu espulso dal M5s di Grillo cosa contestava?

“Contestavo il fatto che non avevamo modo di consultare gli iscritti sulle proposte politiche, anche per aprire un dialogo con altre forze, dialogo che Di Maio tira in ballo oggi quando parla dell’appello dei 5 Stelle la sera delle elezioni a marzo prossimo. Ma quando lo dicevo io allora ero un traditore e i grillini mi chiamarono ‘Scilipoti’. Io allora volevo che il M5S si aprisse a un dialogo sui programmi, non per chiedere ministeri. Allora anziché il gruppo di Alfano a sostenere il governo avremmo potuto entrare noi 5 Stelle col Pd di Bersani”

Lei dopo l’espulsione dai 5 stelle si è iscritto al gruppo misto e poi a quello delle autonomie. Quale è bilancio della sua attività in senato dal 2013 a oggi, in un gruppo diverso da quella in cui fu eletto?

“Sono soddisfatto. Ho portato in Parlamento molte delle istanze del mio territorio, i problemi della Lombardia e della provincia di Pavia, come la gestione dei fanghi in agricoltura. E mi sono occupato di ambiente e gestione e di temi internazionali. Ho portato avanti cose che il m5S voleva e che poi invece ha osteggiato, come la abolizione delle province e del bicameralismo paritario”

Che faceva lei prima di fare il senatore? E ora che farà?

“Mi occupavo di marketing in una azienda. Nel 2009 entrai nel M5s, la mia prima esperienza politica, a parte quella giovanile, di un lontano passato ormai, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana. Ora non so che farò, ma il mio riferimento è il centrosinistra moderato. Non resterò comunque alla finestra a guardare”

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