Nessun nome ma qualche numero ed una ‘road map’. Nel primo incontro plenario con la stampa del 2015 al termine della Giunta nazionale del Coni il presidente del Comitato Olimpico Giovanni Malagò svela i primi passaggi operativi della candidatura di Roma ai Giochi del 2024 dopo l’annuncio effettuato da Matteo Renzi lo scorso 15 dicembre. La prossima settimana, il 21 gennaio, in occasione del World Economic Forum di Davos, il premier ed il numero uno del Coni incontreranno nella cittadina svizzera il numero uno del Cio, Thomas Bach. A lui presumibilmente verrà esplicitata la scelta sulla guida del comitato promotore italiano (che non sarà Malagò, ndr) successivamente, entro fine mese, la squadra verrà presentata nel suo totale calando definitivamente il sipario sul gruppo di lavoro che dovrà cercare di riportare le Olimpiadi a Roma dopo l’edizione del 1960. “Non ci sarà un comitato esterno, autonomo giuridicamente e civilisticamente, sarà ‘in-house’ una casella aperta all’interno del Comitato Olimpico a tutti gli efetti come se fosse un dipartimento”, precisa il numero uno dello sport italiano. “Ci sarà qualcuno che lo presiederà e qualcuno che lo dirigerà – aggiunge – vi confluiranno una serie di forze lavoro il piu possibile interne al Coni. E’ chiaro che non ho tutte le professionalità indispensabili e qualche ruolo consulenziale bisognerà averlo specie nella parte di costruzione del dossier”.
Malagò, che certifica come “realistici” i costi stimati di 5-10 milioni di euro fa poi qualche precisazione numerica relativa al nascente comitato. “Quanta gente ci lavorerà? Penso ad un discorso ‘work in progress’ – dichiara – per i primi mesi è sufficiente avere una decina di persone quando saremo all’apice nel settembre 2017 questo numero dovrà arrivare ad un trentina con giovani e gente che ha già un ruolo all’interno del Coni o dell’amministrazione comunale o della struttura di Palazzo Chigi proprio per dare un segnale di low profile e low budget”. Nell’avvicinamento al battesimo del Comitato già in agenda anche un incontro con Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, “per fissare una serie di individuazioni di buonsenso e di impostazione legislativa sul come muoversi nella massima trasparenza”. Proprio seguendo questo filone anche lo studio di fattibilità della candidatura sarà esterno al Comitato: “altrimenti potrebbero dire che ci confezioniamo il vestito su misura”.
Capitolo avversarie: in attesa di altre uscite allo scoperto, da Parigi a Berlino o Amburgo passando per una città sudafricana o dei paesi arabi fino ad ora Roma sa che una delle sua avversarie sarà Boston. “Ho grande rispetto di questa candidatura come l’avrei avuto di quella di qualsiasi altra città degli Stati Uniti – argomenta Malagò – Noi dobbiamo considerare i nostri competitor ma dobbiamo guardare solo a noi stessi, alla nostra forza, alle nostre virtù come ai nostri difetti, colpe e peccati”. Più che le rivali esterne il problema di Roma infatti rischia di essere proprio quello del ‘fuoco amico’: “Io lavoro come un pazzo e tutti quelli che lavoreranno nel comitato faranno altrettanto – argomenta Malagò – spero si faccia il tifo se le cose sono fatte con trasparenza e impegno senza secondi fini”. “Io mi posso occupare delle deleghe – chiarisce ancora il presidente del Coni – me se un giorno prima scopri che in questo Paese succede qualche altra cosa che inficia e pregiudica il lavoro che hai portato avanti questo è ‘fuoco amico’ perché i problemi te li sei creati al tuo interno”. “Sappiamo che questo rischio c’è perché è nella storia del nostro Paese – la conclusione di Malagò – Ma cosa facciamo? Rinunciamo con il dubbio che accada? Dobbiamo crederci, e fare in modo che certi episodi non si ripetano”.
(LaPresse)