Un patto con tutti i cittadini per la lotta all’evasione, al grido non certo inedito di ‘pagare tutti per pagare meno’. Da New York il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia che l’esecutivo sta studiando “una svolta radicale” per un problema “endemico” del Paese. E chiede una mano “agli onesti” perché accettino un provvedimento “complessivo, che non c’è mai stato in passato“. Sul contenuto – che probabilmente confluirà in un decreto fiscale collegato alla manovra, e che potrebbe anticiparla – il premier non si sbilancia. La cautela, dopo l’esperienza del governo gialloverde, è d’obbligo: meglio evitare proclami prima del tempo, meglio concordare con gli alleati tutti gli step fondamentali. Ma se le valutazioni sulla percorribilità di una simile iniziativa sono ancora in corso – dal punto di vista tecnico e politico – Conte si dice convinto della necessità di affrontare “a maggiore iniquità in un sistema collettivo” con misure radicali, non certo palliativi.
Il messaggio non sorprende nessuno al ministero dell’Economia, dove da settimane si lavora giorno e notte alla nota di aggiornamento al Def – che dovrebbe arrivare sul tavolo di Palazzo Chigi nella riunione di giovedì, o più probabilmente venerdì – e sulla prossima legge di Bilancio. Del resto la stretta all’evasione era stata annunciata dal presidente già nel suo discorso alle Camere, con il passaggio sul carcere duro per i grandi evasori. Ma la battaglia, dal punto di vista delle misure economiche, passa soprattutto per il progetto di digitalizzazione dei pagamenti. Il punto, si ragiona, non è tanto penalizzare l’uso del contante ma disincentivarlo rendendolo meno conveniente, il che significa agire su meccanismi di premialità per chi si affida alla moneta elettronica. Un primo passo – e su questo sono in corso contatti con l’Abi – sarebbe quello di ridurre le commissioni su carte e bancomat per esercenti e consumatori. E si valuta anche la fattibilità di sconti e credito di imposta per chi ‘striscia’, piuttosto che tirar fuori le vecchie banconote. Allo studio, come annunciato nei giorni scorsi dal sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, anche una ‘card unica’ in cui accorpare carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale, con la possibilità di attivare un conto presso qualsiasi sportello bancario o postale. Una soluzione, è l’idea, comoda per l’utente – soprattutto per i più anziani, meno avvezzi ai pagamenti elettronici – e che consente allo stesso tempo un maggiore controllo. La praticabilità, dal punto di vista politico e da quello del rispetto della privacy, è ancora da chiarire.
Per il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, “ogni anno 110 miliardi di euro vengono sottratti a fisco e all’Inps”. E con la caccia alle coperture per la prossima manovra aperta da tempo, tra riordino degli sgravi fiscali, spending review, privatizzazioni e dismissioni, non è certo un capitolo che può essere ignorato. Anche perché se il premier continua ad assicurare che la legge di Bilancio, da definire entro metà ottobre, sarà “espansiva”, i dati che finiranno nella nota di aggiornamento al Def non sono certo esaltanti. Nelle sue stime, l’Istat ha limato il Pil 2 018dal +0,9% a 0,8%, mentre Bankitalia ha fissato il debito al 134,8 per cento del Pil dal 132,2% stimato in precedenza. Nel 2020 si prefigura una crescita maggiore dell’economia rispetto al 2019 ma comunque bassa, intorno al mezzo punto percentuale, mentre il deficit/Pil dovrebbe attestarsi intorno al 2%. Questo sempre con il placet di Bruxelles, mentre Conte ribadisce che “è il momento in cui dobbiamo intelligentemente impostare una manovra nel rispetto delle regole, ma che sfrutti tutte le pieghe normative per sostenere la crescita”.