La manovra economica del governo Conte comincia il suo iter per la terza lettura alla Camera dei Deputati. Oggi il passaggio in Commissione Bilancio (e nelle altre che devono dare i rispettivi pareri), domani il dibattito in aula che si concluderà sabato 29 con i il voto di fiducia sul provvedimento. L’Italia avrà il suo bilancio in tempo per evitare l’esercizio provvisorio.
Ma la battaglia è ormai durissima. Il Pd, come aveva preannunciato, sta raccogliendo le firme per un ricorso alla Corte Costituzionale. Spiega Matteo Richetti, senatore dem “Oggi depositiamo il #ricorso alla Consulta contro una legge di Bilancio approvata fuori dall’ordinario percorso parlamentare, senza che Commissioni (a partire da quella sul Bilancio) e Aula abbiamo potuto anche solo toccare il testo. Un fatto grave, nella forma e nella sostanza. Una legge che dimentica i giovani, punisce i pensionati, abbandona le imprese. E aumenta le tasse per il volontariato e chi fa del bene. A favore di condoni e di chi prova a raggirare il prossimo. Tutto il contrario di quello che chiedono gli italiani”. Il punto, dunque, è la ristrettezza dei tempi per esaminare il provvedimento.
Aggiunge il deputato Pd Stefano Ceccanti, esperto di questioni costituzionali e procedurali: “Oggi si inizia il breve esame a marce forzate della legge di bilancio alla Camera. Oggi interverrò, nell’ordine, alla Commissione Bilancio, al Comitato per la Legislazione e alla Commissione Affari Costituzionali. I colleghi della Commissione Bilancio saranno bravissimi a spiegare i singoli contenuti dannosi, io mi concentro sui profili di costituzionalità” Aggiunge Ceccanti su Facebook: “Lasciamo che chi di dovere prepari l’annunciato conflitto davanti alla Corte costituzionale. In queste ore stanno crescendo in modo significativo i consensi di studiosi su questa doverosa iniziativa. Intanto però in sede parlamentare segnalerò queste mie riflessioni – aggiunge – Il punto di partenza è l’articolo 72 della Costituzione e il suo mancato rispetto. L’articolo 72 della Costituzione costruisce le garanzie del giusto procedimento legislativo. Al di là delle singole garanzie il principio di fondo è quello del conoscere per deliberare. Ora è evidente a tutti che nel caso del Senato esso non sia stato rispettato. Una differenza di poche ore tra il momento in cui il maxi-emendamento del governo viene reso noto e il voto effettivo dell’Aula per la legge più importante e più complessa dell’anno rende palesemente violato questo principio”.
Guido Crosetto, deputato di Fratelli d’Italia, si limta a un tweet: “Ok, ci sono ben 3 ore per leggere ed emendare. Saranno solo 2500 pagine…”.
Aumenta l’Ires per il no profit – Dura protesta anche per l’aumento dell’Ires (Imposta sul reddito delle società) che passa dal 12% al 24% anche per gli enti senza scopo di lucro. Il colpo sarebbe durissimo per tutte le organizzazioni di volontariato che vedrebbero praticamente vanificati molti dei loro progetti di assistenza e intervento sociale. Contro il provvedimento sono insorti sia il centrosinistra che il centrodestra. Matteo Renzi twitta: “…Pensate solo a questo: raddoppiano l’Ires per il mondo del no-profit e premiano gli evasori. Se sei un volontario e fai solidarietà paghi di più. Se sei un evasore e fai il furbetto paghi di meno. Solo a me sembra che questo sia il mondo alla rovescia?”.
Per il centrodestra, ecco Maurizio Lupi, presidente dell’intergruppo sulla sussidiarietà: “Riportare la tassazione, l’Ires, dal 12% come si era deciso per gli enti senza fini di lucro al 24% come avviene per tutti, può essere devastante per chi opera in questo settore – sottolinea – Io capisco che si dovessero rastrellare soldi di qua e di là, ma qui si parla di una cifra che non supera i 150 milioni, una goccia nel mare della manovra, e che invece può avere un impatto estremamente negativo per società, cooperative, che pur avendo l’apporto di tanti volontari hanno spese, hanno negli anni assunto anche giovani, forniscono servizi essenziali che lo Stato non riesce sempre ad assicurare”.
Di Piazza (M5S) – “Dobbiamo andare verso un sistema di incentivi fiscali che premiano solo chi fa attività veramente sociali. E stiamo già lavorando in questa direzione per una riforma condivisa con le associazioni di settore”. Lo comunica in una nota Stanislao Di Piazza (M5S), vicepresidente della Commissione finanze del Senato, a proposito dei timori espressi dalle associazioni non profit .”Noi vogliamo che il settore del non profit e del volontariato sia sostenuto da agevolazioni fiscali, ma soltanto per quelle attività che hanno un effettivo ritorno sul territorio, senza furbizie. In tal senso stiamo già lavorando in sede di riforma del Codice del terzo settore e a gennaio incontreremo il Forum del terzo settore, la Caritas e le principali organizzazioni di categoria per studiare insieme la migliore soluzione”, conclude l’esponente pentastellato.