La manovra è in dirittura di arrivo. Dopo mesi di trattative rimangono solo poche ore per trovare l’accordo con Bruxelles: la deadline è fissata a mercoledì 19, anche se il caso Italia non è ancora all’ordine del giorno del collegio dei Commissari e i più ottimisti non escludono che alla fine la decisione sull’eventuale procedura di infrazione slitti ulteriormente. Il negoziato infatti non è ancora giunto al termine: l’Italia ha ridotto la previsione di deficit per il 2019 dal 2,4 al 2,04% e ha inviato uno ‘schema’ di manovra con le ultime novità frutto del dialogo con Bruxelles e all’interno del governo.
Ma il disco verde per adesso non è scattato. L’Ue “deciderà i prossimi passi sulla base dei risultati di questo dialogo” che “continua”, ha confermato un portavoce. E in quest’ambito “il vicepresidente Dombrovskis e il commissario Moscovici sono in contatto con la controparte, il ministro Tria”, che è tornato in fretta e furia a palazzo Chigi per l’ennesimo vertice con il premier Giuseppe Conte, stavolta senza i due vice, dando peraltro buca a Bruno Vespa che lo aspettava alla presentazione del suo libro. Sul tavolo della trattativa anche la revisione della stima del Pil dal 1,5% al 1% nel 2019.
Un incontro tecnico, dunque, più che politico, volto a ‘finalizzare’ gli ultimi aspetti della manovra. E del resto una tregua, o almeno una pace apparente, tra i due maggiori azionisti di governo è stata sancita nella riunione di domenica sera, con Conte a fare per l’ennesima volta da mediatore. “Siamo lavorando bene – assicura Matteo Salvini – sono ore delicate, stiamo mandando alla Commissione europea l’ultima copia del bilancio. Abbiamo esercitato buon senso, fare di più è umanamente impossibile farlo, a meno che ci dicano ‘dimenticatevi delle promesse fatte agli italiane'”. Resta da definire nero su bianco il contenuto di quell’accordo, con alcuni aspetti da limare – ecotassa, pensioni d’oro, sono solo alcune delle misure che dovrebbero essere ulteriormente limate – anche perché nel frattempo il Parlamento aspetta.
Il Senato infatti è in attesa delle modifiche del governo per dare il via all’esame che finora è stato pressoché inesistente. Tanto che, per rispettare i tempi previsti e tentare il via libera alla manovra prima di Natale, si era tentato di saltare il voto degli emendamenti in commissione per arrivare direttamente in aula martedì pomeriggio con il maxiemendamento del governo da discutere e votare. Di conseguenza erano state sconvocate le sedute della commissione Bilancio di lunedì ma il ‘blitz’ ha fatto infuriare le opposizioni che hanno parlato di “una mortificazione senza precedenti del Parlamento” e “una situazione inaccettabile”.” Ancor più inaccettabile – hanno sottolineato i capigruppo in commissione Gilberto Pichetto Fratin (Fi), Antonio Misiani (Pd), Andrea de Bertoldi (FdI), Dieter Steger (Aut) Vasco Errani (Leu) – sarebbe la forzatura di chiudere i lavori di Commissione arrivando a riscrivere la manovra direttamente in Aula”.
Così in una riunione hanno chiesto il rinvio dell’approdo in assemblea della manovra non prima di venerdì, sempre che nella riunione di commissione di martedì mattina, alle 9.30, il governo presenti il nuovo testo. Sul rinvio si pronuncerà la conferenza dei capigruppo convocata alle 15.30, nel frattempo appare ormai inevitabile lo slittamento dell’intero iter, con il via libera definitivo alla manovra a ridosso della scadenza del 31 dicembre, termine ultimo per evitare l’esercizio provvisorio.