Fa discutere in Marocco il caso della deputata Amina Maelanine del partito di governo islamista PJD (Parti de la justice et du développement), solitamente velata, dopo la pubblicazione di foto scattate a Parigi in cui compariva senza il velo, mostrando i capelli.
Sul caso si è scatenato un dibattito nell’opinione pubblica viste le posizioni particolarmente conservatrici del partito, per il quale la religione costituisce nodo cruciale del discorso politico. A fare discutere è il fatto che si tratta dell’ultimo di una lunga serie di casi di questo tipo che hanno coinvolto membri del partito alla guida della coalizione di governo, cioè appunto il PJD, e il suo braccio ideologico MUR (Mouvement unité et réforme). A ottobre, per esempio, vennero fuori delle immagini che mostravano il ministro del Lavoro, Mohamed Yatim del PJD, mano nella mano a Parigi con una donna che non era la moglie; il politico spiegò allora che erano in corso le pratiche per il divorzio, che è stato accordato dal tribunale a gennaio. E ancora prima nel 2016 venne fuori una presunta relazione segreta fra altri due membri del partito, Abdellah Bouanou e Iitimad Zahidi.
I critici lanciano contro il PJD accuse di ipocrisia, mentre dal partito denunciano manovre politiche. “Queste foto mostrano l’incoerenza politica e morale di una deputata che guadagna 10mila euro al mese grazie ai soldi dei contribuenti marocchini”, afferma Rachid Niny, direttore del quotidiano marocchino ‘Al Akhbar’, motivando così in un’intervista a Le Nouvel Observateur la scelta di pubblicare lo scatto della deputata senza velo a Parigi. Per lui, questo rivela “il doppio discorso” del partito islamista.
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