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Mattarella: “Donne artefici della Repubblica, ma ancora umiliate e uccise”

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Donne artefici della Repubblica, ma anche donne oggetto di odio e di violenza fino al femminicidio, donne gettate nel baratro della prostituzione, sopraffatte o umiliate anche sul lavoro persino attraverso strumenti odiosi come le dimissioni in bianco. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha dato inizio questa mattina al Quirinale alle celebrazioni per l’8 marzo. La cerimonia, condotta da Cristiana Capotondi, si è aperta con la proiezione del video “Donne e Costituzione”. La prolusione è stata affidata alla professoressa Linda Laura Sabbadini ed è poi intervenuta Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità. In chiusura l’intervento del Presidente Mattarella. Obiettivo della cerimonia: rendere omaggio all’impegno delle donne protagoniste del cammino verso la progressiva conquista della parità dei diritti. Le donne che hanno rappresentato le esigenze di tutte le italiane, chiedendo uguaglianza tra i sessi, sostegno familiare, garanzie per la maternità, tutele lavorative e pari opportunità formative e professionali.

Artefici della Repubblica – “Possiamo dirlo con forza – ha esordito il Capo dello Stato – nel settantesimo della Costituzione: le donne sono state artefici della Repubblica. E sono oggi artefici del suo divenire. La nostra comunità nazionale, il nostro modello sociale, le nostre stesse istituzioni non sarebbero quello che sono senza il contributo creativo, fondativo, delle donne italiane. Il loro voto, a partire dal ’46, ha dato compiutezza e sostanza a quella democrazia che aveva rappresentato la speranza, e il traguardo da raggiungere, nei tempi dolorosi della dittatura, delle sofferenze, della guerra – ha aggiunto Mattarella – Soltanto la piena partecipazione delle donne poteva rendere davvero credibile, e possibile, l’ideale di pari opportunità tra tutti i cittadini”. Con un riferimento alle difficili ore politiche che il Paese sta sttraversando: “Abbiamo ancora – e questo riguarda tutti – avremo sempre bisogno del senso di responsabilità di saper collocare al centro l’interesse generale del Paese e dei suoi cittadini”

Prostituzione e umiliazione – Poi, le note ancora dolenti della condizione femminile nel nostro Paese: “La prostituzione non è cessata come fenomeno sociale, e oggi ci mostra nuovi, inaccettabili, esempi di sopraffazione e di umiliazione della dignità delle donne; e siamo chiamati a contrastarli con determinazione. Ma la legge Merlin è stata, coraggiosamente, una robusta leva di libertà e di affermazione della dignità della persona”.

Barriere e squilibri – Ma barriee e squilibri sono ancora drammaticamente presenti: “Persistono barriere da superare, squilibri da colmare, ma abbiamo sempre nuove prove di come le pari opportunità  delle donne costituiscano uno degli antidoti piu’ forti alle chiusure oligarchiche, all’immobilismo sociale, alle diseguaglianze economiche. L’azione delle donne si e’ rivelata anche un possente strumento della Costituzione, della sua attuazione”. 

Odio e violenza – E, purtroppo, in molti casi, si va ben oltre la discriminazione arrivando alla violenza: “Le molestie, le violenze fisiche e morali che talvolta irrompono nei rapporti professionali e di lavoro o tra le mura domestiche, ferendo le coscienze, prevaricando libertà e speranze, costituiscono una realtà inaccettabile, e purtroppo tuttora presente”. “Ogni energia – ha detto Mattarella – va profusa per prevenire e impedire che le donne diventino il bersaglio dell’odio e del risentimento. Contro i femminicidi occorre puntare sull’educazione al rispetto, come, opportunamente, ha iniziato a fare il ministero dell’Istruzione, d’intesa con il Dipartimento delle Pari Opportunità, in avvio di questo anno scolastico”

Parità sul lavoro – “La piena parità nel lavoro è un motore di sviluppo. La discriminazione, invece, ne costituisce un freno”. Così  il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla celebrazione della Giornata Internazionale della Donna.
“Le barriere possono alzarsi fino a odiose discriminazioni nei licenziamenti. Le dimissioni in bianco, forzose, imposte, sono contrarie alla legge. Occorre vigilare per assicurare il rispetto delle norme – aggiunge – L’Italia non può permettersi di rinunciare alla ricchezza dell’apporto del lavoro femminile”.

 

 

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