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Mediaset, Vivendi oltre il 25%. Berlusconi: Non mi preoccupo

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Vivendi non si ferma ed accelera verso il 30% di Mediaset, ovvero la partecipazione minima per lanciare un’opa. Il gruppo francese ha annunciato a Borsa chiusa di aver già raggiunto il 25,75% del capitale di Mediaset, detenendo il 26,77% dei diritti di voto. All’aggressività d’Oltralpe si oppone per ora Silvio Berlusconi, che parlando al Quirinale con i cronisti ha fatto il punto: “Pensiamo che molti soci vogliano difendere il principio di italianità del primo gruppo della comunicazione italiana e per questo sono abbastanza seri”. A chi gli chiedeva se fosse preoccupato ha risposto: “Vuole che alla mia età ci sia qualcosa che ancora mi preoccupi?”. Di tutt’altro avviso Angelino Alfano, che invece si è detto “molto preoccupato” parlando a Parigi.

In questa guerra di posizione, ne guadagnano gli azionisti Mediaset. Gli acquisti di Vivendi hanno determinato una seduta record per il titolo in Borsa che dopo aver superato quota 4 euro e mezzo, ha poi chiuso a 4,44 euro in rialzo del +23,33%. Appena il primo dicembre il titolo quotava alla metà a 2,27 euro, oggi la capitalizzazione di Borsa è schizzata a 5,24 miliardi, e solo oggi è passato di mano circa il 10% del capitale, ovvero 121 milioni di azioni. Il mercato in buona sostanza sta già ipotizzando quello che potrebbe essere il prezzo per azione dell’Opa che Vivendi potrebbe lanciare non appena sarà al 30% del capitale. Banca Akros è più cauta rispetto ai massimi di oggi, fissando il prezzo dei francesi a 3,9 euro. L’intenzione dichiarata di arrivare al 30%, non lascia molti spazi a dubbi o interpretazioni diverse da una scalata ostile, peraltro la specialità del raider bretone. “Il pirata”, come lo ha definito Francois Hollande, in gioventù conquistò così anche la cartiera di famiglia, soffiandola al padre e agli zii. Il piano su Mediaset non sembra diverso, ed è anche più coerente con le scelte strategiche di Vivendi, che negli ultimi anni ha lasciato il mondo delle tlc, per concentrarsi sui contenuti. Mediaset sarebbe una piattaforma ottima per allargarsi nel Sud Europa. Unica eccezione in questo ridisegno di Vivendi, Telecom Italia, arrivata in casa Bolloré un po’ per caso, dopo la cessione della brasiliana Gtv a Telefonica.

Il vero ostacolo ai piani di Bolloré è l’Agcom. Che ha ventilato nei giorni un possibile divieto alla scalata verso il controllo di Mediaset, citando il ‘Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar)’ che alle imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40% del mercato prevalente, impedisce di acquisire anche ricavi superiori al 10% del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic), ovvero tv, radio, editoria. Secondo l’Agcom, possedendo Telecom, ovvero il principale operatore nel mercato delle comunicazioni elettroniche che vale il 44,7% del mercato prevalente, non si può quindi possedere Mediaset che da sola vale il 13,3% del Sic. Anche il cda di Mediaset si appella a questa norma, ed il cda ha deciso di procedere con un esposto all’Agcom in cui “si richiedono interventi anche in via provvisoria e di urgenza”. Il board ha poi deliberato che le iniziative legali in corso proseguano secondo i tempi stabiliti, a partire da quelle legate al contratto di cessione di Premium dell’aprile scorso. Proprio in merito a quel contratto, oltre allo scambio concordato di una partecipazioni pari al 3,5%, era posto un divieto esplicito all’acquisto da parte di Vivendi di azioni Mediaset oltre la soglia del 5%, quota “da raggiungere gradualmente almeno nell’arco di tre anni”.

Il vero interrogativo a questo punto, potrebbe diventare cosa farà Bolloré di Telecom, per cui si riaprono scenari internazionali molto interessanti. Il titolo intanto ha guadagnato un altro 2% per chiudere a 0,843 euro in netto rialzo dagli 0,70 cents di inizio dicembre. Se sia fanta-finanza o realtà, non si può dire, essendoci di mezzo Bolloré.

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